Dieci militanti erano stati condannati in Italia per fatti risalenti agli anni di piombo. Secondo la Suprema Corte il trasferimento "violerebbe il loro diritto alla vita privata e familiare"

In Francia la Corte di Cassazione ha confermato il no all’estradizione per 10 terroristi rossi condannati in Italia per fatti risalenti al periodo degli anni di piombo. Si tratta di 10 persone che vivono in Francia e per le quali le autorità italiane avevano chiesto l’estradizione nel 2020 per poter far scontare loro le condanne. Nel 2022 la Corte d’appello aveva dato parere sfavorevole alle richieste d’estradizione. La Corte di Cassazione riferisce oggi di avere “respinto i ricorsi presentati dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Parigi contro le decisioni della Corte d’Appello, ritenendo sufficienti le motivazioni adottate dai giudici”. “Il parere negativo sulle richieste di estradizione è quindi definitivo”, sottolinea la Cassazione francese. 

“Processati in loro assenza”

La Cassazione ricorda anche quali sono le ragioni che erano state addotte dai giudici della Corte d’appello per motivare la loro decisione del 2022 di esprimere parere sfavorevole alle richieste di estradizione: in primo luogo diversi dei 10 “sono stati processati in loro assenza, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo, poiché la legge italiana non offre questa garanzia”.In secondo luogo “la quasi totalità” di loro “vive in Francia da periodi compresi fra circa 25 anni e 40 anni, Paese in cui hanno una situazione familiare stabile e sono integrati professionalmente e socialmente, rompendo ogni legame con l’Italia, cosicché la loro estradizione violerebbe in modo sproporzionato il loro diritto al rispetto della vita privata e familiare”.

Chi sono gli ex terroristi

Questi gli ex militanti di sinistra su cui si è pronunciata la Cassazione francese, tra ex di Lotta Continua, ex Br e appartenenti ad altre formazioni di estrema sinistra

Luigi Bergamin, appartenente a ‘Prima Linea’, deve scontare la pena residua di 16 anni, 11 mesi e un giorno inflitta con sei condanne definitive per banda armata e istigazione alla commissione di attentati contro l’integrità dello Stato, detenzione e porto d’armi, rapina aggravata, furto aggravato, associazione per delinquere e omicidio aggravato per la morte dell’agente della Digos di Milano Andrea Campagna, avvenuto nel capoluogo lombardo il 19 aprile 1979, e l’omicidio del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, avvenuto a Udine il 9 giugno 1978.

Raffaele Ventura, appartenente alla organizzazione eversiva Formazioni comuniste combattenti, dal 31 gennaio 1986, ha acquisito la cittadinanza francese confermata il 14 agosto 1986 dal ministero degli Affari sociali transalpino. Deve espiare la pena di 24 anni e 4 mesi di reclusione per l’omicidio del brigadiere Antonio Custra, banda armata, rapine, detenzione e porto illegale di armi, poiché colpito da ordine di carcerazione, emesso il 16 febbraio dalla procura generale della Repubblica di Milano.

Giovanni Alimonti, ex Br, deve scontare una pena di 11 anni, 6 masi e 9 giorni, accusati del tentato omicidio di un vicedirigente della Digos di Roma, Nicola Simone.

Giorgio Pietrostefani, 79 anni, è stato, insieme con Adriano Sofri, tra i fondatori di Lotta Continua. È stato condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi.

Enzo Calvitti, ex Brigate Rosse, condannato a 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi. La sentenza della Corte d’appello di Roma è diventata esecutiva nel settembre 1992.

Roberta Cappelli, ex Brigate Rosse, condannata all’ergastolo per tre omicidi commessi a Roma negli Anni ’80. Cappelli è accusata di aver ucciso il generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, l’agente di polizia Michele Granato, il vicequestore Sebastiano Vinci.

Marina Petrella, ex Br, condannata all’ergastolo per l’omicidio del generale Galvaligi e per il sequestro del giudice Giovanni D’Urso e dell’assessore regionale della Campania della Dc Ciro Cirillo.

Maurizio di Marzio, condannato in via definitiva, per reati commessi negli anni del terrorismo. Nel 1981 partecipò all’attentato contro il dirigente dell’Ufficio provinciale di collocamento di Roma, Enzo Retrosi. Nel 1982, tentò il sequestro dell’allora vicecapo della Digos di Roma, Nicola Simone.

Sergio Tornaghi, ex Brigate Rosse, condannato all’ergastolo per partecipazione a banda armata, propaganda e apologia sovversiva, pubblica istigazione, attentato per finalità di terrorismo e di eversione, detenzione e porto illegale di armi e violenza privata. È accusato e condannato anche dell’omicidio del direttore generale della “Marelli” di Sesto San Giovanni, Renato Briano.

Narciso Manenti, ex Nuclei Armati Contropotere Territoriale, condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri.

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