Cesare Battisti ha presentato un reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia “per aggressione fisica e verbale, danneggiamento di oggetti personali privati tra i quali il computer, abuso di atti d’ufficio, atti di violenta intimidazione, complessivamente nel disegno di un’accanita persecuzione da parte di alcuni esponenti di questa amministrazione penitenziaria”. È quanto si legge in un foglio scritto dal detenuto di cui è in possesso LaPresse. L’ex terrorista, estradato dal Brasile e detenuto nel carcere di Parma condannato all’ergastolo per quattro omicidi ed altri gravi reati, catturato in Bolivia nel 2019 dopo una latitanza durata 37 anni, racconta che “il 2 marzo alle 8 un assistente capo in servizio con aria spavalda e fare minaccioso” ha fatto “irruzione nella” sua “cella numero 2 della sezione 1b”. Cesare Battisti lamenta di essere stato sottoposto a un “trattamento selvaggio” e che gli è stato “impedito di esprimersi” ma soprattutto di aver avuto “il colpo al cuore” nella tarda sera quando “al momento di accendere il proprio pc per la ricarica serale della batteria” specificando di non avere “una presa elettrica in cella” su poter “disporre di un cavo teso dopo le 19.30, il che vuol dire 3 ore di autonomia per il mattino seguente” si è accorto che “lo schermo si staccava dalla parte superiore e che l’intero computer era stato manipolato da mani inesperte arrecando gravi danni alla macchina rendendola inservibile”.
Cesare Battisti scrive ancora di voler “sottolineare il trauma” perché il pc rappresenta uno “strumento di lavoro indispensabile come scrittore e editor di ‘Artisti dentro’ ma rappresenta anche “l’unico mezzo per mantenere un equilibrio psichico in circostanze tanto avverse”. Il detenuto chiede quindi di verificare se ci siano “ipotesi di reato” e un “risolutivo intervento per un ritorno alla legalità, tesa a garantire i diritti inviolabili del detenuto”. Battisti ha scritto una lettera, di cui LaPresse ha preso visione, chiedendo la restituzione di alcune foto che gli sono state sequestrate. Cesare Battisti denuncia “l’assenza di una busta da lettera formato A5 contenente diverse foto di familiari, di amici e di colleghi di professione” assicurando come “quelle foto fossero consultate con frequenza tale da supporre, con ragionevole probabilità che esse siano finite tra gli oggetti requisiti e mai notificati al sottoscritto”. Di questi ne chiede di “disporre una immediata restituzione”.
“Riteniamo che il reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia presentato da Cesare Battisti, detenuto presso il carcere di Parma, il quale lamenterebbe ‘un’aggressione fisica e verbale’ e il danneggiamento del computer e altri oggetti personali, riportato da alcune fonti di stampa, sia frutto di un’iniziativa meramente strumentale e correlata all’insofferenza alle regole penitenziarie, le quali prevedono anche le perquisizioni ordinarie. Da quanto apprendiamo, non risultano violenze di nessun genere né danneggiamenti agli oggetti personali o al pc”. Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.