Il detenuto anarchico: "Non posso vivere in un regime dove non posso leggere liberamente quello che voglio"

La lettera dal carcere di Alfredo Cospito, il detenuto anarchico in sciopero della fame contro il regime di 41-bis. Nella missiva scritta nel carcere di Opera, al quale è tornato dopo aver passato un periodo in ospedale, Cospito ha scritto che la sua lotta contro il carcere duro “è una lotta individuale da anarchico”: “Non faccio e non ricevo ricatti. Semplicemente non posso vivere in un regime disumano come quello del 41 bis dove non posso leggere liberamente quello che voglio, libri, giornali, periodici anarchici, riviste d’arte e scientifiche e di letteratura e storia”, ha scritto. Quanto alle sue intenzioni, ha ribadito che proseguirà lo sciopero della fame “fino alle estreme conseguenze, non per un ‘ricatto’ ma perché questa non è vita. Se l’obiettivo dello Stato italiano è quello di farmi ‘dissociare’ dalle azioni degli anarchici fuori, sappia che io ricatti non ne subisco”.

Cospito: “Accusa di dare ordini è insulto per un anarchico”

Il detenuto nega nella sua lettera anche di aver dato ordini ad altri componenti del movimento anarchico. “Ho sempre rivendicato con orgoglio le mie azioni (anche nei tribunali per questo sono qui) e mai criticato quelle degli altri compagni. Il più grande insulto per un anarchico è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini. Quando ero al regime di Alta Sorveglianza avevo comunque la censura e non ho mai spedito ‘pizzini’ ma articoli dei giornali e riviste anarchiche. E soprattutto ero libero di ricevere libri e riviste e scrivere e leggere quello che volevo, insomma mi era permesso di vivere”, si legge nello scritto. 

Onu chiede all’Italia rispetto dei diritti

In mattinata è arrivata la notizia che l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha inviato allo stato italiano la richiesta di applicazione di misure temporanee cautelative relative la detenzione al 41bis di Alfredo Cospito.

 

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