L'avvocato della famiglia: "Credo che sia probabile che ci sia una componente razziale". La vedova: "Voglio giustizia". I legali del killer: "Non c'è razzismo"

Omicidio volontario e rapina. Sono queste le accuse per Filippo Ferlazzo, il 32enne di origini campane che  venerdì pomeriggio, ha aggredito e ucciso il nigeriano Alika Ogorchukwu, 39 anni, in corso Umberto I, nel centro di Civitanova Marche. L’uomo, arrestato in flagranza di reato, resta in carcere ad Ancona. Lo ha deciso il gip dopo l’interrogatorio di convalida in cella. “Come riferito dall’avvocato Roberta Bizzarri, Ferlazzo, nel corso dell’interrogatorio, iniziato alle 9.30 di questa mattina e durato più di un’ora, “ha nuovamente chiesto scusa, ha chiarito che non c’è nessuna volontà nel gesto compiuto e poi non è stata contestata nessuna aggravante razzista”. Emerge poi che l’omicida è affetto da disturbo bipolare e la madre era la sua tutor.  Domani è attesa l’autopsia sul corpo della vittima. “Le scuse di Ferlazzo non bastano, ora serve solo giustizia e non vendetta. È difficile riuscire a comprendere quello che è successo”, il commento della famiglia di Alika Ogorchukwu,  affidato all’avvocato Francesco Mantella.

“Ciò che è emerso dagli approfondimenti – ha dichiarato il dirigente della Squadra Mobile di Macerata, Matteo Luconi, intervistato da SkyTg24 – è che l’aggressione sia stata scatenata da un comportamento insistente della vittima nel chiedere l’elemosina. L’uomo ha tentato di allontanarsi, ma è stato raggiunto dall’aggressore e ne è nata una colluttazione”. Smentita così la tesi iniziale, sul fatto che, all’origine della tragedia, ci fosse stato un apprezzamento sgradito alla fidanzata dell’autore del delitto. Stando alla ricostruzione della Squadra Mobile di Macerata, “Alika è stato seguito dall’aggressore, che lo ha colpito prima con la stampella, appartenente al 39enne, facendolo cadere a terra e poi a mani nude fino alla morte”. Le indagini sono partite dall’ascolto dei testimoni della brutale aggressione e con la visione delle immagini delle telecamere di sorveglianza del Comune, presenti in zona.

“Tutto sembra essere nato da una lite per futili motivi, con una reazione abnorme da parte dell’aggressore nei confronti della vittima che gli stava chiedendo l’elemosina”, sottolinea la polizia, che esclude dunque anche motivi legati all’odio razziale. “Purtroppo i sanitari del 118 che sono intervenuti immediatamente – spiegano ancora gli inquirenti -, non hanno potuto salvare la vita della persona, che in quel momento giaceva riversa a terra”. Tanti i messaggi di cordoglio arrivati alla famiglia, alla moglie Charity Oriaky che, in segno di protesta, oggi si è stesa in strada e in lacrime ha urlato più volte “voglio giustizia”. “Credo che sia probabile che ci sia una componente razziale in questo omicidio per quelle che sono state le modalità dell’aggressione. L’aggressore ha sprigionato un odio e una violenza che non può trovare spiegazione se non in una spinta interiore, magari covata da tempo”, ha detto a Radio Capital l’avvocato Francesco Mantella, legale della famiglia. Ad abbracciare la vedova, oggi, anche il sindaco di Civitanova, Fabrizio Ciarapica. “Questo inaccettabile episodio ci invita tutti a non abbassare mai la guardia contro ogni forma di violenza – ha detto il sindaco -. Siamo vicini alla famiglia della vittima e continueremo a fare tutto quello che è in nostro potere per combattere la violenza e per favorire la pacifica convivenza e la tolleranza”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata