Esperti: “È stata carneficina, travolti a 300 km/h”. Familiari dispersi: "Nostra vita distrutta". Il governatore Zaia: "Tragica fatalità"

Sono i droni dotati di termocamere del Soccorso alpino del Trentino in volo sulla Marmolada per cercare tracce dei dispersi. A causa del maltempo, non sono ancora uscite invece le squadre di tecnici. Il bilancio della tragedia è di 7 morti accertati e 8 feriti. Secondo i soccorritori i dispersi sono 15.  Cinque persone ritenute disperse nel crollo sono state rintracciate, sane e salve, l’ultimo un cittadino austriaco. “Dobbiamo essere chiari: trovare qualcuno in vita con questo tipo di eventi è una possibilità molto remota perché l’azione meccanica di questo tipo di caduta è veramente impattante sulla persona”. Lo afferma Alex Barattin, delegato del Soccorso alpino per la seconda zona Dolomiti-Bellunesi.

Ieri pomeriggio un seracco dalla calotta sommitale del ghiacciaio  si è staccato sotto Punta Rocca, sul versante veneto, lungo l’itinerario di salita della via normale per raggiungere la vetta, travolgendo diversi escursionisti.

La valanga ha investito due cordate: una trentina e una della provincia di Vicenza, ma nell’elenco dei dispersi risultano anche alpinisti tedeschi, cechi e della Romania.   Il procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi, ha confermato a LaPresse di aver “aperto un fascicolo d’indagine contro ignoti per disastro colposo”. “E’ stata una carneficina inimmaginabile. Alcuni corpi saranno identificati solo attraverso l’esame del Dna“.

Draghi a Canazei: “L’Italia piange le sue vittime”

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è arrivato in auto Canazei (Trento) con il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, dopo che il loro elicottero, partito da Verona, è stato costretto a tornare indietro per le condizioni meteo. Il premier ha partecipato a un breve vertice insieme al capo della Protezione civile, Curcio, ai  governatori del Trentino, Maurizio Fugatti, dell’Alto Adige, Arno Kompatscher, e del Veneto, Luca Zaia e ai responsabili dei soccorsi. “Oggi sono qui a Canazei per rendermi conto di persona di quel che è successo. E vi assicuro che è molto importante essere venuti”, le parole di Draghi in un punto stampa effettuato dove è stata allestita la centrale operativa: “Voglio ringraziare tutti coloro che hanno lavorato in questo giorno e mezzo, ringraziare tutti per la loro generosità, professionalità e coraggio perché le operazioni si sono svolte e si svolgono in una situazione di grande pericolo”, ha continuato il presidente del Consiglio aggiungendo:  “Questo è un dramma che certamente ha dell’imprevedibilità, ma certamente dipende dal deterioramento dell’ambiente e della situazione climatica”. “Oggi l’Italia piange queste vittime, e tutti gli italiani e le italiane si stringono a loro con affetto”, ha sottolineato ancora il premier. “Il governo deve riflettere su quanto è accaduto e deve prendere dei provvedimenti perché quanto è accaduto abbia una probabilità bassissima di succedere, o possa addirittura essere evitato”.

Zaia: “Situazione drammatica”

È una “situazione drammatica, con sei decessi di cui tre veneti. Poi l’inquietudine dei dispersi perché siamo costretti alla conta delle auto nei parcheggi e in particolar modo la cosa è tragica rispetto al conto degli stranieri che magari non avvisano casa. Dall’altro la tragedia del contesto nel quale è avvenuta la frana e quindi il distacco del seracco, perché è un contesto nel quale i corpi sono dilaniati e c’è un problema di identificazione”. Sono le parole del presidente del Veneto, Luca Zaia, appena giunto alla sede del Soccorso alpino di Canazei, in Trentino. “L’area va interclusa, un appello ai cittadini è di evitare di intasare o intralciare i lavori”, ha aggiunto Zaia.

Familiari dispersi: “Nostra vita distrutta”

“Cerchiamo mio figlio Davide di 30 anni, l’abbiamo sentito ieri l’ultima volta all’una. Ringrazio il presidente Draghi per il messaggio, ora lasciatemi voglio solo vedere mio figlio”. Così la madre di un ragazzo ancora disperso sotto il crollo del seracco del ghiacciaio della Marmolada, appena giunta alla sede del Soccorso Alpino di Canazei diventata in queste ore il punto di raccolta per i familiari alla ricerca dei propri parenti. “Non vogliamo parlare, la nostra vita è distrutta”, dice un altro signore nascondendo il volto tra le mani.

Soccorso alpino: Possibili nuovi crolli”

“L’operazione è molto complicata, in questo momento l’attività principale è svolta dai droni che stanno scandagliando ogni metro della valanga. Il pericolo oggi sono le alte temperature e non sono esclusi ulteriori crolli, per cui stiamo lavorando con meno forze possibili sul terreno per non mettere a rischio i soccorritori. Lo zero termico è a oltre 4000 metri, adesso è previsto un peggioramento che potrebbe portare qualche precipitazione in serata”. Così il portavoce nazionale del Soccorso Alpino, Walter Milan, rispondendo alle domande dei cronisti fuori dalla sede dei Vigili del Fuoco di Canazei.

La dinamica del crollo

È stata una valanga di neve, ghiaccio e roccia, che nel suo passaggio ha coinvolto anche il percorso della via normale, mentre vi si trovavano diverse cordate, alcune travolte. Dei feriti, 2 sono stati trasportati all’ospedale di Belluno, uno più grave a Treviso e 5 a Trento.

La massa di materiale staccatosi dal ghiacciaio della Marmolada è scesa da una velocità di 300 chilometri l’ora. È quanto hanno accertato i tecnici del Soccorso alpino Trentino che hanno mappato tutta l’area della montagna in cui si è verificato il crollo del seracco. Una parte consistente del ghiacciaio è ancora attaccata alla montagna: si tratta di un fronte di ghiaccio di 200 metri con un’altezza di 60 metri ed una profondità di 80 metri. Se si volesse fare un termine di paragone, dicono gli esperti, si tratta dell’equivalente di due campi di calcio colmi di ghiaccio. Il tutto esposto a 45 gradi di pendenza. Il materiale che si è staccato è invece esteso su un fronte di due chilometri sulla via normale ad un’altezza di circa 2.800 metri: questo significa, appunto, che la massa di materiale staccatosi ha percorso almeno 500 metri con una velocità stimata dai tecnici pari a 300 chilometri all’ora”. Lo scrive su Facebook il presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti.

Per Renato Colucci, docente di glaciologia a Trieste e ricercatore dell’Istituto di scienze polari del Cnr “il distacco del seracco di ieri è figlio di alcune concause. Per via dei cambiamenti climatici, i ghiacciai non sono più in equilibrio specialmente sotto i 3.500 metri perché si è creato un clima diverso da 30 anni fa che non sostiene più la loro esistenza”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. “A influire, più del record di un giorno, (ieri sulla Marmolada la temperatura era di 10 gradi, ndr) sono le temperature anomale che si hanno da maggio in quota. A seconda dei posti sono state anche di 10 gradi sopra la media. Poi lo scorso inverno è fioccato poco ed è venuta meno la protezione che la neve fornisce d’estate ai ghiacciai. A questo scenario si è aggiunta l’ondata di calore dall’Africa: ha prodotto una grossa quantità di acqua liquida da fusione glaciale che scorreva fra la base e quella parte di ghiacciaio. Purtroppo, accadrà ancora a causa del caldo”.

Il ghiacciaio della Marmolada, conclude il glaciologo, oggi sta “molto male e starà sempre peggio. In una ricerca con il Cnr evidenziammo che, dal 2004 al 2015, il suo volume si fosse ridotto del 30% e la diminuzione areale fosse stata del 22%. Ipotizzammo che sarebbe scomparso entro il 2050. Negli ultimi sette anni, c’è stata un’accelerazione dei cambiamenti climatici e questo ghiacciaio potrebbe scomparire entro il 2042”.

Il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, ha richiamato l’attenzione sul problema del clima, mentre l’Italia affronta un’ondata di caldo: “Il cambiamento climatico, con temperature che negli ultimi giorni hanno raggiunto i 10 gradi a 3mila metri, è un nemico oscuro contro cui combattere. In montagna stiamo purtroppo vedendo gli effetti più disastrosi”, ha detto. Mentre dall’Unione nazionale comuni comunità enti montani (Uncem), per bocca del suo presidente nazionale Marco Bussone, ha lanciato un appello per la montagna: “La crisi ecologica e ambientale che viviamo rende la montagna più fragile, problema serio di una collettività, del nostro Paese, che non può passare oltre”, ha detto, sottolineando che “il cambiamento climatico rende ancor più fragile quello che era giù un corpo complesso, beni collettivi da proteggere”.

Messner: “Colpa del caldo globale, profondamente triste”

“Sono profondamente triste per quanto successo sulla Marmolada. Molte delle persone che stavano salendo o scendendo al momento della slavina non potevano sapere cosa stava succedendo”. Lo dice Reinhold Messner in merito alla tragedia avvenuta ieri sulla Marmolada. Il grande alpinista commenta l’accaduto con una serie di storie su Instagram: second Messner, “probabilmente sotto il ghiaccio si è formato uno strato d’acqua che poi ha spinto e portato il ghiacciaio a cedere”. Messner non ha dubbi sul fatto che il riscaldamento globale e le temperature alte in cima alla Marmolada siano la principale causa del disastro. “Stiamo distruggendo il pianeta, è incredibile che ci siano 10 gradi in cima alla Marmolada” conclude l’alpinista altoatesino.

Il metereologo: “In vetta 10 gradi, salire così è rischioso”

“Il crollo di un seracco è fisiologico nei ghiacciai, è presto per capire la causa esatta ma si possono fare delle considerazioni generali”. A dirlo, in un’intervista a Repubblica, è Daniele Cat Berro della Società meteorologica italiana. “I ghiacciai – spiega – si muovono in tutte le stagioni, ma in estate molto di più. Perché c’è più acqua che lubrifica il contatto tra il ghiaccio e la roccia, questo favorisce il movimento. Se fa estremamente caldo, come in questo caso, è più probabile che accada”.

In casi come questo, aggiunge, “C’è sempre un’imprevedibilità. Certo però se fa così caldo, il ghiacciaio è un colabrodo d’acqua, questo facilita il distacco e il crollo”. I ghiacciai “sicuramente hanno patito lo scarso innevamento dello scorso inverno, abbiamo poi avuto una fineprimavera e un inizio d’estate tra i più caldi in assoluto. Si trovano quindi, già ora, in condizioni che normalmente potrebbero avere a fine agosto e inizio settembre. Spesso gli alpinisti scelgono di fare alcune vie proprio a inizio stagione per evitare di trovare le condizioni che ci sono in piena estate, con il ghiaccio vivo, perché sarebbero più pericolose. Già adesso i crolli che si stanno verificando ci indicano che le condizioni della montagna sono proprio quelle di fine estate. Non bisogna seminare il panico, ma essere prudenti e considerare che c’è posto e posto, quindi meglio non passare dove ci sono ghiacciai con seracchi”. In cima alla Marmolada c’erano 10 gradi: “L’aumento della temperatura in generale incide non solo sul ghiaccio, ma anche sulla roccia, perché scongela quell’acqua interstiziale che, quando è ghiacciata, fa da collante. Il caldo cioè penetra in profondità: di conseguenza ci sono più frane e più crolli. Mi aspetto anche più crolli di rocce”.

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