Il padre è accusato di omessa custordia dell'arma

 Un colpo sparato accidentalmente dal fratello 13enne ha ucciso Viola, la 15enne morta sabato pomeriggio a San Felice del Benaco, nel Bresciano. Dopo una notte di interrogatori si è chiarito quanto accaduto nella villetta della famiglia Balzaretti, molto nota in paese. Il fratello minore della vittima, che aveva preso il fucile da caccia del padre, avrebbe sparato per errore, centrando al petto l’adolescente.

“È stato un incidente, un drammatico incidente”, hanno assicurato fin dall’inizio gli inquirenti. Inizialmente, però, carabinieri e pm pensavano che a sparare accidentalmente fosse stato il padre della vittima, Roberto Balzaretti, 57 anni medico legale e già assessore ai servizi sociali del paese. L’uomo, che ha un regolare porto d’armi, oltre al fucile da caccia in casa teneva un’altra decina di armi da fuoco, tra fucili e pistole. 

Il fratello 13enne non è imputabile per via dell’età

Davanti al pm Francesco Carlo Milanesi, però, Balzaretti dopo un lungo interrogatorio ha ammesso che l’arma al momento della tragedia era in mano al figlio minore, che data la sua giovane età non è imputabile. Il ragazzino, senza che il padre appena rientrato da caccia se ne accorgesse, avrebbe preso il fucile e sarebbe partito un colpo. La sorella, che stava passando in corridoio, è stata colpita in pieno petto ed è morta sul colpo.

Il padre accusato di omessa custodia dell’arma

Padre e figlio sono immediatamente usciti di casa per chiedere aiuto, ma quando i soccorsi sono arrivati per la 15enne, studentessa di liceo a Salò, non c’era più niente da fare. Sotto choc il fratello 13enne, il padre e la madre, anche lei medico. Dopo la morte della figlia Balzaretti era stato indagato per omicidio colposo ma, quando la dinamica è stata chiarita, l’accusa si è trasformata in omessa custodia dell’arma e in un’altra imputazione per una serie di mancanze gravi sulla gestione di fucili e pistole custodite in casa.

Nel frattempo, il pm ha disposto l’autopsia sul corpo della 15enne, che potrà aiutare gli inquirenti a fare luce sui tanti interrogativi ancora senza risposta. Resta ancora da accertare, inoltre, il perché l’arma fosse carica, perché non fosse custodita sotto chiave e come sia stato possibile che il 13enne sia riuscito a maneggiarla senza che il padre se ne accorgesse.

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