Bruciavano “come se fossero di cartone” i pannelli di rivestimento della ‘Torre dei Moro’, il grattacielo di 18 piani di via Antonini a Milano che ieri pomeriggio – in appena 15 minuti – si è trasformato in una torcia di fuoco e di fumo.
L’incendio, da quanto emerge dai primi sopralluoghi effettuati dal Nucleo investigativo centrale dei Vigili del Fuoco, è partito da un appartamento del 15esimo piano. I proprietari erano in vacanza da due settimane e l’ultima persona ad entrare in casa è stato il portiere dello stabile, che 5 giorni fa era andato ad innaffiare le piante. Ancora da accertare quale sia stato il punto d’innesco anche se, secondo le prime ricostruzioni, non si esclude che la causa del disastro sia stato un corto circuito, forse sul balcone.
A dare l’allarme, intorno alle 17.30, è stato un inquilino del 16esimo piano, di ritorno dalle ferie: aprendo la porta di casa è stato assalito da un odore acre, inconfondibile. Si è affacciato alla finestra e ha visto ampie volute di fumo nero alzarsi dall’appartamento sottostante. A quel punto, dopo aver chiamato i vigili del fuoco, ha avvertito i condomini sulla chat con cui si scambiano messaggi e comunicazioni. A casa c’erano una trentina di persone che si sono aiutate a vicenda e sono riuscite a mettersi in salvo. Le scale sono state la principale via di fuga: a differenza di quanto è accaduto nel 2017 nella Grefell Tower a Londra, non sono state invase dal fumo anche grazie alle capsule installate sulle porte antipanico, che le rendono ermetiche in caso di incendio.
In alcune parti dell’edificio, invece, non hanno funzionato bene le bocchette antincendio. C’è stato un black-out tra il quinto e il decimo piano, dove l’acqua non è arrivata. Ben poco, però, avrebbero potuto fare contro l’avanzata inarrestabile delle fiamme che in pochissimi minuti hanno inghiottito una facciata dell’edificio.
Quando i vigili del fuoco sono intervenuti, si staccavano pezzi di lamiera roventi, che cadevano sulle auto in un parcheggio sottostante, facendole esplodere. Il calore ha anche sciolto parte delle lastre esterne e materiale incandescente è colato lungo la facciata, facendo propagare le fiamme. Fiamme alimentate anche dall’effetto camino creatosi nell’intercapedine tra il rivestimento e la struttura portante del palazzo. I pannelli esterni erano di alucobond, racconta l’amministratore dello stabile, materiale che la casa costruttrice definisce “difficilmente infiammabile o ignifugo”. “Evidentemente non lo era”, è il commento degli inquirenti e degli investigatori. Se il grattacielo, ultimato nel 2011 dalla Moro Costruzioni, dovesse com’è probabile risultare troppo danneggiato, potrebbe essere abbattuto.
Sono tanti i punti che dovrà approfondire l’indagine aperta per disastro colposo dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, a capo del dipartimento Tutela salute, e dal pm Pasquale Addesso, che dovranno far luce innanzitutto su chi ha realizzato i lavori e analizzare il progetto esecutivo per capire quali materiali sono stati utilizzati. “I droni ci stanno consentendo di avere immagini molto buone” della torre, ha spiegato il procuratore aggiunto Siciliano, dopo un breve sopralluogo, e potrebbe arrivare “presto” una relazione dei vigili del fuoco in grado di fornire qualche risposta. “Questo palazzo ha dieci anni, che sembrano molto pochi ma invece tante normative sono cambiate, ci sono nuove conoscenze sui materiali – conclude Siciliano – . Ci sono tante cose da valutare che richiederanno tempo e accuratezza”.