La donna, bloccata dalla folla, non era riuscita a salire sullo stesso barcone del figlio
Un bambino di cinque anni ha ritrovato la madre dopo otto mesi di lontananza, a pochi giorni dalle festività natalizie. I due migranti provenienti dalla Costa d’Avorio, che si sono riabbracciati a Reggio Emilia il 22 dicembre, sono riusciti a ricongiungersi grazie all’aiuto di una giovane, anch’essa migrante, che si è presa cura del piccolo dopo la separazione dal genitore, e agli operatori del servizio sociale del comune, il tribunale per i minorenni di Bologna, la prefettura, il tutore e la cooperativa sociale L’Ovile.
Nel giugno scorso, infatti, la giovane e il piccolo si erano presentati al pronto soccorso dell’Arcispedale Santa Maria della città. Dopo un primo approccio ai sanitari in cui la ragazza si era qualificata come sua parente, aveva raccontato la versione corretta: il piccolo era figlio di una donna, conosciuta durante il viaggio dalla Costa d’Avorio alla Tunisia, dove sarebbero partite per l’Italia. Durante le fasi concitate dell’imbarco, la madre sarebbe rimasta bloccata dalla folla, non riuscendo a salire sul barcone dove era già stato mandato il figlio.
Come riportato dalla giovane che ha preso in custodia il bambino, la madre le avrebbe chiesto di prendersi cura di lui, in attesa dell’eventuale ricongiungimento. Compiuta la traversata del Mediterraneo, dalla Sicilia la ragazza e il piccolo (entrambi senza documenti) sono arrivati in Emilia-Romagna, dove il tribunale dei minorenni ha disposto gli accertamenti sulla credibilità della storia e per verificare che il minore non fosse in stato d’abbandono, rapito o vittima di traffico di esseri umani. Il servizio sociale, preso atto della volontà della ragazza di non lasciare solo il bambino, ha scelto di collocare entrambi presso una struttura educativa, generalmente utilizzata per l’accoglienza di mamme e minori.
Nel frattempo la madre, raggiunta l’Italia, ad agosto è stata ospitata presso un centro di accoglienza di Agrigento, dove è riuscita a mettersi in contatto con la connazionale conosciuta in Tunisia. Da quel momento, dopo una serie di videochiamate, il servizio sociale di Reggio Emilia, il tutore, gli operatori della comunità d’accoglienza e gli avvocati, verificata la validità del legame tra madre e figlio e appurata la volontà del ricongiungimento, hanno insistito perché la donna potesse essere ospitata in un centro d’accoglienza nella stessa città del figlio. Con l’aiuto della prefettura reggiana e della cooperativa sociale L’Ovile, dopo numerosi e obbligatori passaggi burocratici, il 22 dicembre la famiglia si è ricongiunta nella città emiliana. In attesa che il tribunale si esprima formalmente sulla possibilità per i due di vivere nello stesso centro d’accoglienza, le strutture coinvolte favoriranno gli incontri di persona tra madre e figlio. La giovane ivoriana che si è presa cura del piccolo è stata accolta in un centro di accoglienza per richiedenti asilo, all’interno del quale inizierà il proprio percorso personale.
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