Il gip: "Le banche irrobustirono i bilanci con gli alti rendimenti. Per i vertici anche viaggi e 'regali archeologici' dalla società Ibs"

E' stato Banco Bpm a proporre l'acquisto di diamanti per oltre 2,5 milioni di euro a Vasco Rossi. Il particolare emerge dagli atti delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Riccardo Targetti e dal pm Grazia Colacicco, che hanno portato al sequestro di 700 milioni di euro a 5 diverse banche. Il rocker avrebbe fatto tre bonifici il 20 luglio 2009 per 1,043 milioni di euro, il 22 marzo 2010 per 520mila euro  e il 14 ottobre 2011 per circa un milione. A fornire i preziosi sarebbe stata la società Idb.

Il ruolo delle banche – "Tutte le parti offese hanno sostanzialmente dichiarato di essere state indotte in errore con il contributo determinante dei consulenti finanziari o dei direttori di filiali che da anni conoscevano e di cui si fidavano, che avevano loto proposto di acquistare diamanti, fornendo una serie di informazioni false e fuorvianti sulla natura dell'investimento" in preziosi, scrive il gip di Milano, Natalia Imarisio, nelle 83 pagine del decreto con cui ha disposto il sequestro.
Per il gip, "l'acquisto di diamanti veniva proposto e non solo segnalato, a volte in modo insistente, occupandosi il bancario in prima persona (su precise direttive interne) delle relative trattative, svolte di solito all'interno della filiale". E in alcuni casi i funzionari avevano contattato direttamente i clienti, convincendoli a disinvestire altri "investimenti già in essere" per "acquistare diamanti in quanto più remunerativi".

Dai vertici delle banche finite sotto inchiesta arrivavano direttive precise. "Il diamante non deve essere proposto come gioiello ma come investimento", spiegava un dirigente di Banco Bpm a un collega al telefono con un collega nel maggio del 2017, senza sapere di essere intercettato, citando delle circolari del 2003-2004 della Banca Popolare di Verona e Novara (poi Banco Popolare, che si è fuso con Bpm) e di Banca Aletti, anche lei indagata come ente, "recanti l'esplicita direttiva ai dipendenti di proporre i diamanti non come gioielli ma come investimento", presentandoli come un "prodotto redditizio", in quanto "sicuro, da oltre vent'anni non conosce ribassi" con "plusvalenze medie annuali di 7-8 punti percentuali". Parole che un altro dirigente di Banco Bpm nel 2017 definisce "allucinanti". Per il gip da questi scambi e dalla documentazione acquisita appare evidente "il ruolo spiccato" di "diversi dirigenti Bpm" nelle presunte truffe e "il consapevole coinvolgimento del management".

"Quanto all'interesse economico perseguito dalle banche (ed anzi, come ancora si dirà, all'effettivo profitto conseguito), le commissioni versate da Idb e Dpi seppure marginalmente basse, in termini percentuali, rispetto ai ricavi complessivi delle banche, erano integrate da importi in assoluto ingentissimi. Tali da fondare, in ogni caso, un evidente interesse anche da parte dell'istituto di credito alla collaborazione". "E' anzi evidente – prosegue il gip – come le banche abbiano 'irrobustito' i propri bilanci grazie alle commissioni incassate dalla vendita di diamanti da investimento, notevolmente superiori ai rendimenti garantiti dalla commercializzazione di altri prodotti finanziari in una fase di difficile congiuntura economica, che si aggiravano all'1-2%".

Viaggi e 'regali archeologici' – I vertici delle banche, in particolare quelli di UniCredit e Banco Bpm, ricevevano dalla società Idb "una serie di regali" nonostante "negli accordi si prevedesse espressamente che nessun dipendente, impiegato, funzionario, o incaricato della banca" potesse "dare o ricevere… commissioni, compensi, benefici, regali", scrive ancora il gip. In particolare, per il giudice, la Gdf "ha quantificato i regali che la società ha fatto ai vertici delle banche, per un valore pari a circa 99mila euro, tra soggiorni presso strutture alberghiere, oggetti di archeologia". Nel pc di uno dei dirigenti di Idb, inoltre, le Fiamme gialle hanno trovato "una serie di elenchi di nominativi e una serie di mail aventi ad oggetto i soggiorni presso strutture alberghiere" tra il 2012 e il 2016 e molti avrebbero ricevuto manufatti archeologici in regalo. "La Gdf – continua il giudice – è pertanto riuscita a individuare in modo puntuale tutti i dirigenti e funzionari di banca che hanno beneficiato di voucher regalo erogati dalla società, del valore tra 845 e 950 euro cadauno nonché i beneficiari dei regali archeologici".

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