Un lungo (1.100 metri) nastro d'acciaio bianco sostenuto da 22 piloni. Per costruirlo un anno. Ma da quando? E "Il Secolo XIX" lancia un concorso d'idee per il nome: "Ponte 14 agosto"?, "Ponte Genova"? "Ponte Superba"?
E' fatto con ventidue "pile" di forma ellittica che sostengono un lungo nastro bianco d'acciaio (costruito in canitere) lungo 1.100 metri diviso in campate da 50 metri. Solo due, quelle che attraversano il Polcevera e la ferrovia, saranno più lunghe (100 metri). Lo ha disegnato Renzo Piano che darà anche la sua consulenza gratuita, lo costruirà, per 202 milioni più 19 per la demolizione, la cordata formata da Salini-Impregilo-Fincantieri (Italferr) che, a insindacabile giudizio del Commissario alla ricostruzione (e sindaco di Genova) Marco Bucci ha battuto quella dell'impresa friulana Cimolai (progetto di Calatrava) che avrebbe fatto tutto per 175 milioni demolizione compresa. La Cimolai ha fatto sapere che, per rispetto delle vittime e della città non farà ricorso, ma, evidentemente non sembra convinta dell'equità di una decisione che ha escluso chi avrebbe fatto risparmiare 46 milioni.
Comunque è il nuovo "Ponte Morandi". Chiamiamolo così per un'ultima volta, perché Bucci h annunciato che non porterà più il nome del grande ingegnere specializzato nella compressione del cemento che lo costruì tra il 1963 e il 1967. Non si chiamerà neanche più "Viadotto Polcevera", nome prosaico ma identificativo tipico della "nomenclatura" di tutte le autostrade italiane che danno a ogni viadotto e a ogni galleria un toponimo di solito preciso anche se a volte mitologico o surreale. Secondo il sindaco la città ha voglia di dimenticare. Non i morti il cui numero (43) e i cui nomi resteranno impressi anche nel ponte che avrà 43 pennoni luminosi che lo illumineranno di notte, ma il riferimento a quella che è stata la grande storia di una città industriale e innovativa ed è diventata una brutta storia di cronaca e una terribile tragedia che resterà nei secoli. Bucci intende rivolgersi alla città stessa per trovare un nuovo nome. Il Secolo XIX, il giornale cittadino, ha già lanciato una "call to action" per dare un nome al nuovo manufatto. Le prime proposte sono suggestive e vanno da "Ponte 14 agosto" a "Ponte dei 43 angeli", ma anche a "Ponte Genova", "Ponte Ponente" o "Ponte Superba". Tra qualche giorno ne sapremo di più.
Bucci ha anche spiegato (nel decreto di assegnazione che porta il numero 19 come diverse altre cose in questa vicenda) perché sarà un ponte senza stralli: a Genova c'è un rifiuto psicologico su questo oggetto architettonico perché tutti (o quasi tutti) pensano che il crollo sia stata colpa di uno strallo che non ha retto il tempo, i carichi e l'usura.
Fin qui numeri e suggestioni. Ma i genovesi si chiedono quanto tempo ci vorrà per riaverlo, comunque si debba chiamare. Si parla (lo hanno detto le imprese e Renzo Piano) di 12 mesi e ci vuol poco a fare i conti: fine 2019-inizio 2020. Ma ad ascoltare meglio si capisce che i 12 mesi (demolizione compresa) decorrono dalla consegna dell'area. Qui ci sono dei problemi perché la Procura di Genova ha già provveduto a dissequestrare il moncone di Ponente dove si potrebbe cominciare a demolire, ma per quello di Levante l'attesa potrebbe essere ancora abbastanza lunga dati i seri problemi di perizie e controperizie di cui bisogna tener conto. Il capo della Procura di Genova, Francesco Cozzi, ha detto che ci vorrà ancora un po' di tempo. Nessuno sa dire quanto. Qualunque sia il ritardo, lo si sconterà in fondo e il nuovo ponte potrebbe essere pronto a 2020 avanzato. Altri (gli architetti dell'Istituto Italiano di Archiettura InArch) hanno ipotizzato che la demolizione possa essere molto più lunga e complessa del prevista e si sono chiesti (anche in un'intervista del vicepresidente Luca Zevi a LaPresse) come mai non si è pensato di ricostruire solo la parte centrale (200 metri) mettendo in sicurezza il resto ovviamente con costi e tempi molto più brevi. Nessuno ha risposto e, ancora una volta, si è parlato di psicologia: "I genovesi avrebbero paura a tornare su un pezzo del vecchio Morandi. Meglio farlo sparire per sempre.
Tornando al progetto vincente il ponte "sarà costituito da un impalcato d’acciaio, con una travata continua di lunghezza totale pari a 1100 metri, costituita da 20 campate. Il progetto prevede 19 “pile” di cemento armato di sezione ellittica posizionate con un passo costante di 50 metri, a eccezione della campata sul torrente Polcevera e di quella sulle linee ferroviarie, dove l’interasse passa da 50 a 100 metri". I piloni saranno alti 30/40 metri, stessa altezza per le antenne luminose con i punti luce a 22 metri dal piano stradale. La carreggiata sarà larga, complessivamente 24-26 metri con due corsie da 3,75 metri e una d'emergenza da 2,75 per ogni senso di marcia. Comunque lo si chiami, sarà un bel pezzo di ingegneria umana. I genovesi lo aspettano con ansia per poter provare a scacciare i loro incubi.
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