Ilaria Cucchi: “Non accuso l’Arma dei carabinieri ma singole persone”

La sorella di Stefano a Domenica In ha ripercorso i 9 anni di battaglia fino alla svolta di pochi giorni fa quando il carabiniere Tedesco ha ammesso il pestaggio accusando i colleghi. "Abbiamo un problema serio nel momento in cui militari che vengono a testimoniare hanno paura di raccontare quello che sanno"

Nella settimana tra l'arresto e la sua morte Stefano Cucchi è entrato in contatto con qualcosa come 130/140 pubblici ufficiali, ma nessuno ha fatto nulla per "il detenuto numero 148 morto nelle carceri italiane fino al 22 ottobre 2009". Parole dure, quelle della sorella Ilaria, che a 'Domenica in' ha ripercorso i 9 anni di battaglie per avere giustizia fino alla svolta di poco giorni fa, quando il carabiniere Francesco Tedesco ha ammesso il pestaggio del geometra romano fermato per droga accusando i colleghi Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo. Un senso di rivalsa, ma senza generalizzazioni, ci tiene a precisare: "Non comprendo che in questo momento ci siano persone che sentono l'esigenza di difendere l'Arma dei carabinieri; nessuno ha messo sotto accusa l'Arma, noi stiamo parlando di singole persone che fanno parte dell'istituzione dei carabinieri che hanno commesso un errore. Nè io nè la mia famiglia mettiamo in discussione l'onorabilità dell'Arma". La stragrande maggioranza delle persone che indossa una divisa è perbene, fanno il loro dovere spesso in condizioni difficili, "abbiamo però un problema serio nel momento in cui carabinieri che vengono a testimoniare hanno paura di raccontare quello che sanno".

L'affondo è contro quei militari che nove anni fa sfilavano in aula a testimoniare e "raccontarono il falso, sono oggi imputati e i principali responsabili della perdita di tempo di quei sei anni di processi sbagliati sulle spalle di questa famiglia". E anche contro le gerarchie che li avrebbero protetti.

Il comandante generale dei carabinieri, Giovanni Nistri, ha promesso che "non si guarderà in faccia nessuno", il premier Conte si è scusato per i pubblici ufficiali indefeli, Salvini ha ribadito che "le porte del Viminale sono aperte a tutti". Dichiarazioni "significative, ma ritengo che come prima cosa io, la mia famiglia e Stefano meritiamo delle scuse". La famiglia Cucchi, rimarca Ilaria, è stata lasciata sola per 9 lunghi anni. "Mio fratello era un ultimo ed è stato vittima del pregiudizio, non è morto solo per quelle botte, ma di ingiustizia, per chi non ha saputo vedere in quel detenuto un essere umano. È morto di dolore, nel disinteresse generale, solo come un cane, magari pensando che lo avessimo abbandonato".