Sollevata la costituzionalità sull'articolo 580 del codice penale sull'aiuto e l'istigazione al suicidio

Né assoluzione né condanna per Marco Cappato, accusato di avere aiutato Fabiano Antoniani, alias Dj Fabo, a raggiungere la Svizzera per fare ricorso al suicidio assistito. La prima Corte d'Assise di Milano ha scelto la terza strada e ha sospeso il processo, sollevando davanti alla Consulta la legittimità costituzionale dell'articolo 580 del codice penale, che disciplina il reato di aiuto e istigazione al suicidio e prevede una pena tra i 6 e i 12 anni di carcere.

I pm Tiziana Siciliano a Sara Arduini avevano chiesto l'assoluzione per l'esponente radicale, e in subordine proprio l'eccezione di legittimità costituzionale. La storia di Dj Fabo, morto il 27 febbraio di un anno fa nella clinica Dignitas, vicino a Zurigo, ha fatto riflettere e ha commosso l'Italia. "Era uno spirito libero, era vita all'ennesima potenza", ha raccontato in aula la sua fidanzata, Valeria Imbrogno. Un incidente stradale, però, lo aveva bloccato: lo aveva reso cieco e tetraplegico. Viveva completamente al buio, martoriato da spasmi e dolori continui. Respirare, mangiare e perfino parlare per lui era diventata una tortura. Lo aveva raccontato in un'intervista a 'Le Iene', che è stata mostrata in aula nella versione integrale. In quel video Fabiano diceva chiaramente di voler morire. Quei giorni tutti uguali per lui non erano più vita e aveva deciso, anche imponendo al sua scelta alla madre Carmen Carollo e della compagna, di "tornare a essere libero" e di mettere fine alle sue sofferenze. Una scelta presa in piena coscienza che per i giudici milanesi va rispettata pienamente perché, come hanno rilevato, a ogni all'individuo va "riconosciuta la libertà" di decidere "come e quando morire" in forza di principi costituzionali.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata