Le immagini erano catalogate con titoli e categorie scelte per accendere le fantasie degli utenti

In tutto sono 39 le persone denunciate per detenzione e diffusione di materiale pedopornografico, nell'ambito dell'operazione coordinata dal centro nazione di contrasto alla pedopornografia online del servizio Polizia Postale di Roma, che ha condotto all'individuazione di coloro che hanno costituito, divulgato e implementato l'archivio digitale "La Bibbia 3.0".

A capo dell'organizzazione, invece, c'erano due persone, che sono finite in carcere per detenzione di ingente quantità di materiale pedopornografico. L'attività di indagine, nata da alcune segnalazioni presentate presso la sezione Polizia Postale di Salerno e il compartimento di Catania, ha permesso di ricostruire come e da chi veniva gestito l'archivio virtuale che, nel frattempo, era arrivato alla versione 5.0. Erano state messe on line migliaia di fotografie e video di adolescenti e giovani donne nude o in atteggiamenti provocanti. Le immagini, spiegano gli inquirenti, erano catalogate con titoli e categorie scelte per accendere le fantasie degli utenti. In alcuni casi, poi, alle foto corrispondevano nomi, cognomi, indirizzi delle ragazze, mentre in altri c'erano i riferimenti dei loro account sui social network come Instagram.

C'era anche chi, trai frequentatori abituali del sito, postava le foto delle ex fidanzate, altri invece avevano 'caricato' le immagini della sorellina che aveva meno di 12 anni. In alcuni casi, invece, si trattava immagini private, 'rubate' dai tecnici che riparavano pc e telefoni degli ignari clienti. Altri scatti, infine, erano presi senza permesso dai profili social di ragazze minorenni.

Nell'operazione sono state sequestrate centinaia di supporti informatici contenenti migliaia di files pedopornografici. Denunciate altre 33 persone nell'ambito del filone salernitano dell'inchiesta e altre 6 a Catania. Tutti devono rispondere del reato di detenzione di materiale pedopornografico. Questa mattina sono state affetuare anche state effettuate una quarantina di perquisizioni in 14 regioni tra Campania, Lazio, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia, Calabria, Marche, Abruzzo, Veneto, Toscana, Liguria, Trentino Alto Adige.

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