RIGOPIANO UN ANNO DOPO | Professor Marcella: “Mio allarme inascoltato, ho ancora morte nel cuore”

RIGOPIANO UN ANNO DOPO | Professor Marcella: “Mio allarme inascoltato, ho ancora morte nel cuore”

Parla il ristoratore che provò, invano, a lanciare l’allarme per Rigopiano. Lo trattarono da uno che faceva scherzi inopportuni. Oggi ci soffre ancora

"Io lassù a Farindola, ci facevo il pastore da ragazzo. Quei posti li conosco, so quanto può essere pericolosa la montagna…". Quintino Marcella, che portava pecore e mucche al pascolo, ha studiato, ha aperto un noto ristorante e, adesso, insegna. È professore di Enogastronomia all'Istituto Alberghiero Filippo De Cecco di Pescara. È una persona per bene, un cittadino, come si dice, "profondamente inserito nella sua comunità". Eppure, quella sera di un anno fa, quando, disperato tempestava di telefonate tutti i numeri del soccorso per avvertire che l'albergo di Rigopiano "non c'era più", che "era stato sepolto da una valanga"; quella sera deve essersi sentito una specie di marziano caduto in un mondo senza orecchie per ascoltare, incapace di distinguere una drammatica richiesta di aiuto da uno stupido scherzo.

La voce del prof Quintino Marcella, adesso è pacata. Un anno fa era concitata, quando cercava di spiegare alla funzionaria della Prefettura di Pescara di turno all'Unità di Crisi che non stava scherzando che il suo cuoco, Giampiero Parete lo aveva chiamato disperato dall'albergo di Rigopiano appena crollato, che dentro c'erano moglie e bambini (poi saranno salvati) e tante altre persone in pericolo di vita. "Io volevo solo farmi ascoltare, farle capire che era tutto vero… Per questo non mi sono messo a gridare, non l'ho insultata. Pensavo che, alla fine, dandole il mio nome e cognome, il numero di telefono, dicendole che ero una persona seria, nota a Silvi Marina… Pensavo che mi avrebbe ascoltato".

Che pazienza, quel pomeriggio, il signor Quintino: centralino, poi una funzionaria che risponde quattro o cinque volte "sì" al suo racconto, poi di nuovo il centralino e infine la funzionaria che risponde: "E' da questa mattina che va avanti questa storia… Hanno verificato: a Rigopiano è crollata la stalla di Martinelli, quello del pecorino Dop, non l'albergo… Due ore fa hanno parlato con il direttore dell'albergo, quelli del 118 e la risposta è che non è crollato nessun albergo, il direttore dell'albergo ha detto che lì è tutto a posto". E, poi, la terribile sentenza: "La madre degli imbecilli è sempre incinta". E il tono, il tono da professorina incazzosa che fa la lezione al ragazzo un po' discolo che disturba mentre gli adulti stanno facendo le cose serie: "Provare di nuovo a telefonare su? Guardi che qui abbiamo da fare. Ci provi lei, vedrà che ci riesce…".

Un altro si sarebbe messo a gridare. Quintino ha troppo in testa la salvezza delle persone, lassù sotto la valanga: "Non potevo arrabbiarmi – ricorda – pensavo al mio amico e ai suoi bambini. Insistevo, ma quella non capiva, si era convinta che fosse uno scherzo. Io scherzare? Io sono una persona seria. E provavo a dirglielo. Ma niente…"

Ci sarà un processo e i fatti verranno analizzati. E stato sentito? "Mi hanno interrogato nei giorni immediatamente successivi alla tragedia. Quando è uscita la telefonata. Ho raccontato. Forse mi chiameranno al processo". E la funzionaria che le ha risposto così, ha mai avuto occasione di parlarle, dopo? "No… no… Ma io di questa storia parlo il meno possibile. Ci sono rimasto troppo male. Ogni volta è un dolore". Tra l'altro, per la cronaca, la funzionaria conosceva il fratello di Parete e, a un certo punto della telefonata, le viene qualche dubbio e s'informa su chi è il cuoco. Ma subito si autoconvince di aver ragione e chiude ogni possibilità di ascolto. Quella sera, poi, a casa, sarà lei stessa a fare delle verifiche, contatterà il fratello di Parete e capirà con lui che la notizia del prof. Marcella era probabilmente vera. Chiamerà subito l'Unità di crisi e partiranno i soccorsi. Con tre ore di ritardo.

Ma lei, Quintino, cosa le direbbe oggi, a quella signora? "Solo che mi ascoltasse. Non puoi fare quel lavoro se non ascolti. Ma dico, se uno chiama, ti dà tutti i suoi dati, il numero di telefono, come fai a pensare che scherzi? E comunque, sta a loro verificare, no? Uno chiama, tu ascolti, verifichi e decidi. Così si fa. Quella non ha verificato, si è convinta da sola che a Rigopiano non era successo niente. E io sono rimasto lì, con la morte nel cuore. Io lo sapevo che Parete non scherzava, avevo sentito la sua voce. Era disperato per i suoi bambini. Capisce perché non mi va più di parlarne?" 

 

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