Dimissioni e attacco all'amministrazione capitolina: "Situazione insostenibile. Volevo fare il concordato preventivo"

Il giorno dopo l'uscita di Bruno Rota dall'Atac, è guerra aperta, almeno a parole, tra l'ex direttore generale dell'azienda del trasporto pubblico capitolino e il Campidoglio. "Io vittima di un tradimento", dice senza mezzi termini, parlando con il Corriere della Sera, e aggiunge "questi (gli M5S ndr) sono delinquenti, è scandaloso", e ancora "hanno fatto i furbi".

Rota spiega tra l'altro: "Ero riuscito a convincere Raggi a fare il concordato preventivo. Su richiesta dell'azionista ho fatto anche la selezione per l'advisor legale". E conclude: "Ho la coscienza a posto, ho fatto il mio dovere senza fare sconti a nessuno, anche se ho avuto ben poche soddisfazioni".

Scontro sulle dimissioni – Rota era arrivato nell'aprile di quest'anno per dirigere l'azienda trasporti di Roma. Ieri, l'Atac (l'azienda di trasporto pubblico) ha comunicato che l'amministratore unico Manuel Fantasia gli aveva ritirato le deleghe. Ma Rota ha subito precisato di aver rassegnato le proprie dimissioni già il 21 luglio, mentre secondo Atac sarebbero arrivate soltanto ieri. In serata Rota ha scoperto le carte in un'intervista a caldo rilasciata a Skytg24.

"Carta canta: queste sono le mie dimissioni datate 21 luglio", sostiene mostrando la lettera. "Mi dimetto – spiega – perché non ho intenzione di fare da capro espiatorio". L'ex Dg rivendica il merito di aver denunciato "immediatamente" la situazione e di aver individuato come unica strada un "concordato preventivo sotto il controllo del tribunale" per far fronte a quei 1,35 miliardi di debiti accumulati negli anni. Rivendica il suo ruolo di manager e ritiene di aver fatto il suo compito "fino in fondo e senza sconti per nessuno". Ma ammette che l'esperienza romana si è rivelata "molto, molto più dura e povera di soddisfazioni di quanto immaginavo". Se ne va con "la coscienza tranquilla", precisa. Rota non attacca frontalmente la sindaca, dice di averla sentita giorni fa e anche in quell'occasione, come altre in precedenza, di fronte alla sua volontà di dimettersi Raggi lo avrebbe invitato "a ripensarci e a soprassedere".

La decisione arriva dopo le dichiarazioni degli ultimi giorni alla stampa nelle quali il Dg descrive l'azienda romana "sull'orlo del crac", "pesantemente compromessa e minata". Un luogo, l'Atac, dove "si fatica persino a pagare gli stipendi". Secondo Rota il tema centrale non è ridurre il numero dei dipendenti. Anzi, "i dipendenti in un certo senso mancano, visti i tassi di assenteismo consolidati nel tempo. Il tema è far lavorare di più e meglio quelli che ci sono. Oggi con questi tassi di assenteismo si fa fatica a coprire i turni".

Parole che hanno contribuito a scoperchiare il vaso di Pandora su di un sistema, come quello del trasporto pubblico romano, già molto criticato. È di poche settimane fa l'episodio della donna incastrata tra le porte della metropolitana e trascinata per diverse decine di metri prima che il conducente se ne accorgesse e sono fresche le polemiche per i disagi creati alla capitale a causa degli scioperi proclamati da una parte minoritaria dei dipendenti. Ciliegina sulla torta, la notizia della chiusura della metro A dal 31 luglio al 3 settembre nel tratto che va dalla stazione Termini fino ad Arco Travertino per consentire i lavori necessari all'apertura della fermata San Giovanni della linea C e del nodo di interscambio.

Il suo è un altro pezzo del castello Cinquestelle che se ne va. Nel settembre 2016 erano stati costretti ad abbandonare l'allora dg Marco Rettighieri e l'amministratore unico Armando Brandolese per, a detta loro, le ingerenze dell'assessora ai trasporti Linda Meleo (dimissioni arrivate nello stesso giorno di quelle del capo di gabinetto Raineri, dell'allora assessore al bilancio Marcello Minenna e del presidente Ama Alessandro Solidoro).

Rota era arrivato dall'Atm di Milano, scelto dal M5S attraverso una selezione aperta. I rapporti però si sono incrinati non appena il direttore generale ha ammesso, in un'intervista, che la giunta Raggi ha sbagliato a non intervenire subito su Atac. Dura la risposta del consigliere capitolino Enrico Stefàno: "Magari in questi primi tre mesi poteva cominciare a dare dei segnali, ad esempio rimuovendo i dirigenti responsabili di questo disastro o quelli completamente inutili, come lo abbiamo invitato a fare più volte". Non si è fatta attendere la replica del Dg: "Più che nomi da cacciare lui e altri mi hanno chiesto di promuovere alcuni, nomi noti, sempre i soliti". Accuse pesanti alle quali ribatte oggi il presidente della commissione Trasporti: "Né io né i miei colleghi, per quanto mi consta, abbiamo mai sollecitato promozioni, chiesto assunzioni o spostamenti, proposto collaborazioni. Chi mi conosce, chi lavora con me, sa che ho sempre e solo esercitato i poteri di indirizzo del socio unico attraverso la commissione che presiedo. In massima trasparenza e onestà. Alla luce del sole. Invito pertanto il dottor Rota a scusarsi per una contestazione infondata".

Ma la bomba ormai è innescata. Non si sono fatte attendere le reazioni del Pd. L'ex sfidante di Virginia Raggi, Roberto Giachetti, la definisce "un re Mida al contrario" mentre la parlamentare Simona Malpezzi parla di "fallimento" e dà ai Cinquestelle degli "arroganti e incapaci". E il renziano Andrea Marcucci fotografa la situazione come un "disastro a 5 Stelle". 

 

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