Nel 2016 fermato all'aeroporto mentre provava a partire per la Siria. Procura: Nessun elemento sul fatto che fosse terrorista
Il terzo attentatore responsabile dell'attacco di sabato sera a Londra era un italo-marocchino, Youssef Zaghba di 22 anni. Lo riferisce una fonte dell'intelligence italiana, aggiungendo che la madre di Zaghba vive a Bologna, confermando così la notizia riportata dal Corriere della Sera. Secondo il giornale, Zaghba era stato fermato all'aeroporto di Bologna nel 2016 mentre provava a partire per la Siria e le autorità italiane avevano riferito al Regno Unito dei suoi movimenti. Zaghba era nato a Fez nel 1995.
"La nostra intelligence ha segnalato all'intelligence inglese le circostanze di questo italo-marocchino che stava in Italia come soggetto sospetto di attività terroristica" ha detto a margine di un convegno al Viminale il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Franco Roberti.
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Si ritiene che Zaghba "sia di nazionalità italiana, di origini marocchine". È quanto scrive Scotland Yard, definendo il giovane "della zona est di Londra" e aggiungendo che non era soggetto di interesse per la polizia o per l'agenzia di spionaggio MI5. Tutti e tre gli attentatori di Londra sono stati uccisi dalla polizia entro otto minuti dopo la prima chiamata di emergenza di sabato sera.
PROCURA DI BOLOGNA: NESSUN SEGNO CHE FOSSE TERRORISTA. Quando fu fermato "all'operatore che lo controllò, disse che voleva fare il terrorista. Poi si corresse. Gli fu sequestrato l'apparecchio, ma non c'erano, secondo il tribunale del riesame, i presupposti per ravvisare la sussistenza di un reato e ne ordinò la restituzione, e non si è potuto esaminare integralmente il contenuto di questo apparecchio informatico." Il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, racconta a Radio 24 elementi sul fermo nel 2016 di Youssef Zaghba, terzo attentatore ucciso a Londra sabato scorso. Il procuratore aggiunge anche che "fu segnalato a Londra come possibile sospetto" e sottolinea: "In un anno e mezzo, è venuto 10 giorni in Italia ed è stato sempre seguito dalla Digos di Bologna. Abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare – rassicura il procuratore – ma non c'erano gli elementi di prova che lui fosse un terrorista, era un soggetto sospettato per alcune modalità di comportamento".
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