Che si trattasse di un incendio doloso lo si è capito subito dai resti di vetri e materiale infiammabile trovati attorno al veicolo
Sono due le persone indagate per il rogo del camper alla periferia est di Roma nel quale morirono tre sorelle la notte del 10 maggio. Si tratta di due uomini di origini rom, come le vittime, che avrebbero appiccato le fiamme uccidendo le tre sorelle Halilovic, di 4, 8 e 20 anni. I due sono accusati di omicidio volontario plurimo e tentato omicidio, e da giorni gli inquirenti sono sulle loro tracce.
Grazie ai video delle telecamere di sorveglianza e alle testimonianze raccolte dai genitori delle vittime, scampati al rogo con i loro altri otto figli, la squadra mobile avrebbe le idee chiare sul movente del gesto che parrebbe legato a uno scontro tra famiglie. Gli Halilovic avevano subito pesanti minacce e proprio per questo da qualche tempo non risiedevano più in un campo nomadi ma in un parcheggio di via Ugo Guattari, dietro al centro commerciale di Viale della Primavera, nel quartiere Centocelle, dove è avvenuta la tragedia poco dopo le 3:00 del mattino del 10 maggio. Del camper non è rimasto nulla a parte la cabina del guidatore e da quella notte, squadra mobile e Digos lavorano senza sosta per trovare i colpevoli uno dei quali era stato immortalato dalle immagini di video sorveglianza delle telecamere presenti nella zona mentre lanciava la bottiglia incendiaria contro il mezzo.
Che si trattasse di un incendio doloso lo si è capito subito dai resti di vetri e materiale infiammabile trovati attorno al veicolo. Poi c'è stato il racconto delle vittime scampate all'agguato che agli inquirenti hanno raccontato di aver subito minacce pesanti.Il pm Antonino Di Maio della procura di Roma coordina l'inchiesta per incendio e omicidio plurimo volontario perché non ci sono dubbi sul fatto che gli uomini al quale danno la caccia gli inquirenti abbiano appiccato l'incendio sapendo che nel camper dormiva un'intera famiglia.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata