Otto le persone denunciate nell'ambito dell'operazione

Emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, infedele e omessa presentazione delle dichiarazioni, occultamento di documentazione contabile. Sono le accuse a carico di 8 persone (a sette delle quali viene contestata anche l'associazione per delinquere, due gli arrestati) denunciate all'interno dell'operazione 'Rambo' portata avanti della guardia di finanza e dell'agenzia delle dogane di Livorno. I militari hanno scoperto una 'frode carosello' nel settore del commercio di prodotti hi-tech, in seguito alla quale sarebbero state emesse fatture false e ricevute per 60 milioni di euro. Individuata anche una triangolazione fittizia tra Francia, Germania, Bolzano, Livorno e Avellino.

Nell'ambito dell'operazione, i militari del comando provinciale della guardia di finanza di Livorno, con il coordinamento del comando regionale Toscana, e funzionari dell'Agenzia delle Dogane labronica, hanno effettuato anche 15 perquisizioni tra abitazioni, sedi societarie e uno studio commercialistico, situate tra Toscana, Trentino Alto Adige, Campania ed Emilia Romagna.

L'ordinanza, emessa dal gip del Tribunale di Livorno, Antonio Pirato, prevede gli arresti domiciliari nei confronti di due imprenditori livornesi e di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di ulteriori due persone (sempre residenti a Livorno), per associazione a delinquere finalizzata alla commissione della frode fiscale.

L'autorità giudiziaria ha disposto, inoltre, su richiesta della locale Procura, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di oltre 4 milioni di euro su conti correnti, denaro, autovetture e immobili nella disponibilità di 6 imprese (2 ditte individuali e 4 società) e di 7 degli 8 indagati, a vario titolo coinvolti nel sodalizio criminale e denunciati per reati tributari. Tra le otto persone denunciate vi è anche il titolare di uno studio commercialista, non raggiunto da provvedimenti cautelari.

Le indagini, iniziate nel 2015, hanno permesso di scoprire la 'frode carosello' attuato tramite triangolazioni fra le società coinvolte al semplice scopo di evadere l'Iva, nel settore del commercio dei prodotti elettronici (telecamere, macchine fotografiche, cellulari, computer, navigatori satellitari), destinati alla grande distribuzione e al commercio al dettaglio via web. Gli imprenditori, infatti, avrebbero appositamente costituito ditte individuali e società cosiddette 'cartiere', con sedi formali tra le province di Livorno, Pisa e Bologna, ma di fatto tutte gestite a Livorno.

Le imprese, prive di struttura imprenditoriale, acquistavano ingenti quantità di prodotti hi-tech direttamente dai fornitori comunitari (francesi e tedeschi). In realtà la merce non veniva consegnata alle ditte che avevano effettuato l'ordine, ma direttamente agli effettivi destinatari, beneficiari della frode: 2 persone di Bolzano e una imprenditrice avellinese. Le 'cartiere' quindi, venivano interposte, facendo da filtro, nelle transazioni commerciali tra i fornitori europei e le società operative campana e altoatesina, effettuando gli acquisti comunitari di beni, che poi rivendevano sul territorio nazionale solo formalmente, perché la merce era già stata recapitata ai destinatari, accollandosi, conseguentemente un debito Iva, che poi non versavano all'erario.

 

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