"Ci disse che votare per il re era più sicuro, perché era già ricco e potente"
Nel 1946, il piccolo paese di Bagnolo Piemonte, nel cuneese, era un borgo isolato ai piedi delle montagne, dove la Seconda guerra mondiale aveva spinto molti uomini e donne a imbracciare fucili e coraggio per diventare partigiani. Quell'anno, in Italia, le donne votarono per la prima volta. Il 10 marzo alle elezioni amministrative, poi il 2 giugno per nominare l'Assemblea costituente e per scegliere in un referendum tra monarchia e Repubblica. Domenica Noello era figlia del postino del paese, lavoro ottenuto dopo essere rimasto mutilato nella Grande guerra, mentre la madre si occupava della casa e dei figli.
La donna, ora 91enne, aveva un fratello che durante la Seconda guerra mondiale si unì ai partigiani della 105esima Brigata Garibaldi e salì sulle montagne a combattere. In nome di quel fratello, anche lei si impegnò come 'staffetta', usando la bicicletta per portare messaggi e oggetti da un paese all'altro. "Lui al referendum votò per la Repubblica, perché era socialista. Io ho la memoria un po' debole, ma credo che votai per il re, come ci consigliò il parroco", racconta a LaPresse. "Ci disse che votare per il re era più sicuro, perché era già ricco e potente, quindi una volta al potere non si sarebbe dovuto mantenerlo".
Interessante conoscere quale posizione assunsero gli uomini sul voto alle donne: "Mi ricordo che i giovani, sia ragazzi sia ragazze, erano felici di quella novità. Però c'era anche chi era contrario e diceva che permettere alle donne di votare era sbagliato. Ma c'era ostilità, a volte, anche verso gli elettori maschi giovani: questi rispondevano dicendo che se era stato giusto mandarli a morire in guerra, era giusto anche farli votare".
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