Pollicardo e Calcagno a colloquio con pm. La vedova Failla chiede 'verità'

Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sono in Italia. I due tecnici italiani liberati in Libia, dopo mesi di sequestro, sono atterrati intorno alle 5 di questa mattina all'aeroporto di Ciampino in Roma. Ad attenderli i familiari e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. I due italiani erano partiti nella tarda serata di ieri da Tripoli. Hanno rivelato di essedrsi liberati da soli dalla prigionia e di essere stati con i compagni Salvatore Failla e Fausto Piano (morti in una tragica sparatoria a Sabrata) fino al 3 marzo. 

ABBRACCIO COMMOSSO. Appena scesi dall'aereo sono apparsi commossi, provati dalla prigionia ma anche sollevati. Appena varcata la soglia della palazzina di rappresentanza del 31 stormo all'eroporto di Ciampino, i due tecnici italiani sono stati accolti da un lungo abbraccio dei familiari che erano lì ad accoglierli. Con loro anche il ministro Paolo Gentiloni che ha seguito minuto per minuto il trasferimento dei due connazionali.

INTERROGATI DA PROCURA. Sono poi stati portati alla caserma dei carabinieri del Ros, a Roma, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno per essere interrogati dal pm Sergio Colaiocco, titolare delle indagini per la procura di Roma (si occupa anche del caso di Giulio Regeni). L'audizione dei due tecnici della Bonatti, rapiti in Libia a luglio e rientrati in Italia questa notte, secondo quanto si apprende,  durerà diverse ore e rimarrà secretata. Il colloquio è durato sei ore nella caserma del ros a Roma. Il pm Sergio Colaiocco ha sentito le testimonianze dei due tecnici della Bonatti spa, rapiti in Libia a luglio e liberati la scorsa settimana, che in nottata hanno raggiunto Roma.

I COLLEGHI MORTI. Hanno saputo della morte dei loro colleghi e compagni di sventura, Failla e Piano, solo oggi Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due tecnici della Bonatti rapiti in Libia e liberati la scorsa settimana dopo sette mesi di prigionia. È quanto si apprende dopo l'audizione dei due ex ostaggi. Le due vittime sono state trovate morte insieme ad altri presunti rapitori dopo una sparatoria avvenuta a Sabratha il 3 marzo.

LIBERATI DA SOLI. Si sono liberati da soli Pollicardo e Filippo Calcagno, lo hanno rivelato al pm. I due ex ostaggi hanno raccontato di esser stati sempre insieme a Failla e Piano fino al 3 marzo quando i rapitori avrebbero deciso di spostarli altrove. Lo spostamento probabilmente doveva avvenire in due momenti diversi portando prima Failla e Piano e poi Pollicardo e Calcagno. Ma il convoglio sul quale viaggiavano i primi due sarebbe stato intercettato dai miliziani e, a seguito di una violenta sparatoria, sarebbero morti rapiti e rapitori. Dopo due giorni passati senza mangiare né bere Pollicardo e Calcagno hanno deciso di sfondare la porta e sono riusciti a liberarsi.

VIOLENZE FISICHE. I quattro tecnici della Bonatti spa rapiti in Libia lo scorso luglio sono stati in più occasioni picchiati e spesso privati del cibo. Violenze fisiche e psicologiche continue alle quali hanno resistito anche perché, vivendo la prigionia in quattro, riuscivano insieme a farsi forza. Gli ex ostaggi hanno raccontato molti dettagli della loro prigionia. Secondo quanto emerso i quattro italiani sarebbero stati tenuti prigionieri da un gruppo islamista non direttamente riconducibile all'Isis, e non è escluso si trattasse di un gruppo di criminali comuni. I loro aguzzini sono rimasti sempre gli stessi nei sette mesi di prigionia, in zona Sabratha, quindi i quattro non sono stati 'venduti' o scambiati tra gruppi diversi.

POLLICARDO A MONTEROSSO. E' arrivato in serata a casa sua, a Monterosso, in provincia di La Spezia, Gino Pollicardo. tecnico della Bonatti è stato accolto da amici e parenti davanti a casa sua dopo il viaggio in auto da Roma. Pollicardo ha rivolto il suo primo pensiero ai suoi due colleghi che sono morti, Salvatore Failla e Fausto Piano. Poi ha parlato invece di Filippo Calcagno che è riuscito a salvarsi insieme a lui: "Sono contento per i familiari di Calcagno, che si è salvato con me tentando un ultimo disperato atto per salvarci, cercando la via di fuga. Ringrazio il Signore e la mia grande voglia di tornare fra la mia meravigliosa gente".

VEDOVA FAILLA CHIEDE VERITA'. "Non è arrivata nessuna spiegazione sulla morte di mio marito. Devono capire, ma la spiegazione me la devono e lo devono a Salvo". Così in una intervista a Rainews24, la vedova di Failla, Rosalba Castro, ancora visibilmente provata dalla morte del marito in Libia. "Non voglio che l'autopsia vega fatta in Libia – aggiunge –  perché non è rilevante. Non c'è nessuno che valuti ciò che viene scritto o se venga falsificato qualcosa". E sul messaggio di Mattarella. "Non ha valore per me quel messaggio lì, non vale niente. Mi dispiace dirlo, ma non vale niente. Non mi tocca, dovevano portarmelo vivo, non volevo le condoglianze. Dovevano fare il possibile per salvarlo". 
 

TRIPOLI NON VUOLE INTERVENTI ESTERNI. Intanto dalla Libia è arrivato un monito alle potenze occidentali: il governo libico di Tripoli, cioè quello non riconosciuto internazionalmente, non accetterà mai un intervento militare in Libia, con nessuna giustificazione. A dirlo è stato il ministro degli Esteri dell'esecutivo di Tripoli, Aly Abuzaakouk, in una dichiarazione televisiva che viene riportata dall'agenzia di stampa egiziana Mena.  "Abbiamo bisogno del sostegno e della cooperazione degli italiani per affrontare l'organizzazione criminale dello Stato islamico in Libia", ha detto il ministro degli Esteri del governo libico di Tripoli Ali Abu Zakouk, comparendo nella capitale accanto ai due ostaggi liberati Gino Pollicardo e Filippo Calcagno prima del loro rientro in Italia. Il ministro non ha fornito dettagli sulla liberazione degli ostaggi.
 

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