Proseguono le indagini sulla morte del ricercatore italiano in Egitto
Non vi sono elementi che possano ricondurre la morte di Giulio Regeni a un tentativo di rapina. E' quanto emerge da due relazioni inviate dal team di investigatori italiani alla procura di Roma, a seguito di altrettante riunioni con gli inquirenti egiziani, durate un paio d'ore ciascuno, avvenute il 6 e il 7 febbraio. Gli inquirenti in Egitto hanno ricostruito i movimenti delle ultime ore di Giulio Regeni e hanno visionato le riprese delle telecamere di videosorveglianza del quartiere e delle stazioni della metropolitana. E' emerso – secondo quanto si apprende – che Giulio non è mai arrivato alla stazione metro dove aveva appuntamento con l'amico Gennaro Gervasio. Sono ancora sotto esame le immagini della stazione metro e del quartiere El Dokki.
Gli inquirenti italiani al lavoro in Egitto continuano ad ascoltare le persone frequentate da Regeni e tendono a escludere che fosse dedito ad attività illecite. Faceva una vita ritirata, dicono i testimoni, frequentando soprattutto i colleghi dell'università.
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