Città del Vaticano (Vaticano), 6 gen. (LaPresse) – “Le parole del profeta Isaia – rivolte alla città santa Gerusalemme – ci chiamano ad uscire, uscire dalle nostre chiusure, uscire da noi stessi, e a riconoscere lo splendore della luce che illumina la nostra esistenza: ‘Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te’ (60,1). La “tua luce” è la gloria del Signore. La Chiesa non può illudersi di brillare di luce propria“. Così Papa Francesco alla santa messa dell’Epifania nell’omelia, dopo la proclamazione del Santo Vangelo e l’annunzio del giorno della Pasqua, che quest’anno si celebra il 27 marzo.

“Lo ricorda con una bella espressione sant’Ambrogio, utilizzando la luna come metafora della Chiesa: ‘Veramente come la luna è la Chiesa: rifulge non della propria luce, ma di quella di Cristo. Trae il proprio splendore dal Sole di giustizia, così che può dire: ‘Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me'”. Cristo è la vera luce che rischiara; e nella misura in cui la Chiesa rimane ancorata a Lui, nella misura in cui si lascia illuminare da Lui, riesce a illuminare la vita delle persone e dei popoli. Per questo i santi Padri riconoscevano nella Chiesa il ‘mysterium lunae'”, ha proseguito il Pontefice.

DAVANTI A GESU’ NESSUNA DISTINZIONE. “Davanti a Gesù – ha continuato il Papa – non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità. E la Chiesa ha il compito di riconoscere e far emergere in modo più chiaro il desiderio di Dio che ognuno porta in sé”.

L’INSEGNAMENTO DEI MAGI. “Nel Vangelo di oggi, il racconto dei Magi, venuti dall’oriente a Betlemme per adorare il Messia, conferisce alla festa dell’Epifania un respiro di universalità. E questo è il respiro della Chiesa, la quale desidera che tutti i popoli della terra possano incontrare Gesù, fare esperienza del suo amore misericordioso”. Così Papa Francesco prima di recitare l’Angelus.

“I Magi, ‘al vedere la stella, provarono una gioia grandissima’. Anche per noi c’è una grande consolazione nel vedere la stella, ossia nel sentirci guidati e non abbandonati al nostro destino. E la stella è il Vangelo, la Parola del Signore, come dice il salmo: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” . Questa luce ci guida verso Cristo. Senza l’ascolto del Vangelo, non è possibile incontrarlo! I Magi, infatti, seguendo la stella giunsero fino al luogo dove si trovava Gesù”. “E qui ‘videro il Bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono’ . L’esperienza dei Magi ci esorta a non accontentarci della mediocrità, a non ‘vivacchiare’, ma a cercare il senso delle cose, a scrutare con passione il grande mistero della vita. E ci insegna a non scandalizzarci della piccolezza e della povertà, ma a riconoscere la maestà nell’umiltà, e saperci inginocchiare di fronte ad essa”, ha aggiunto il Pontefice.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: