Roma, 23 dic. (LaPresse) – Nonostante l’aiuto di molti paesi europei, l’Europa sta facendo troppo poco per proteggere e aiutare i più vulnerabili e fermare i naufragi di intere famiglie poco lontani dalle nostre coste. E’ l’allarme lanciato dall’organizzazione Save the Children, secondo cui “questo è un test per il nostro modello di Europa. Quando i bambini muoiono alle nostre porte, dobbiamo prendere provvedimenti più radicali, non ci può essere una priorità maggiore”, ha dichiarato in una nota Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia-Europa di Save the Children, alla notizia dell’ennesimo naufragio al largo delle coste dell’isola greca di Farmakonisi, una delle isole del Dodecaneso, a soli 13 chilometri dalle coste turche in cui avrebbero perso la vita cinque bambini.

Secondo Save the Children, il 25,5 per cento dei migranti e rifugiati giunti in Europa quest’anno sono minori, per un totale di 256.404 bambini che sono arrivati dall’inizio del 2015. “Alcune strutture di accoglienza, in particolare quelle alle frontiere, non sono in grado di provvedere adeguatamente ai bisogni primari come il cibo, l’acqua e l’assistenza sanitaria e la situazione peggiorerà con l’inizio dell’inverno, soprattutto per i bambini che sono i più vulnerabili e a rischio di sfruttamento, abuso, violenza e tratta. Chiediamo agli Stati europei di concentrarsi sui bisogni umanitari immediati sul terreno, soprattutto per i bambini”, ricorda ancora Raffaela Milano.

Save the Children, riferisce il comunicato, nell’ambito del suo intervento sulle rotte dei migranti in tutta Europa, ha aperto recentemente il primo spazio a misura di bambino anche in Germania, presso l’aeroporto di Tempelhof a Berlino, che sta ospitando più di duemila rifugiati, il 40 per cento dei quali sono bambini. Save the Children vede con preoccupazione la recente proposta della Commissione europea di detenzione fino a 18 mesi per i migranti: “Queste proposte devono tenere conto di come evitare di tenere rinchiusi anche i bambini, poiche’ questo sarebbe contrario ai loro diritti, così come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti dell’infanzia. Troppi bambini ci dicono di essere stati rinchiusi in centri di detenzione durante il loro percorso per richiedere l’asilo, mentre anche questo rappresenta un loro diritto”, conclude Raffaela Milano.

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