di Alessandra Lemme
Roma, 16 dic. (LaPresse) – Tangenti su almeno 33 appalti capitolini del valore complessivo di 16 milioni di euro. Il giro di presunta corruzione sui lavori pubblici, scoperto dai carabinieri del Nucleo tutela per l’ambiente, fa emergere un pezzo del malaffare legato alla manutenzione delle strade capitoline. Diciotto le persone coinvolte tra arrestati, sette funzionari comunali finiti nel carcere di Regina Coeli, e indagati. Negli anni sarebbero stati versati almeno 650mila euro per avere informazioni e facilitazioni di vario genere legate ai bandi. Chi puntava ad ottenere l’assegnazione e a fare il lavoro, pagava dal 3 al 5 per cento del valore dell’appalto. I vincitori dopo aver partecipato alle gare con ribassi che arrivavano a meno della metà dell’offerta di partenza, si rifacevano poi sulla qualità del lavoro fornito.
Asfalto di cattiva qualità, di spessore inferiore a quello richiesto, strade fatte male e destinate ad aprirsi in buche e voragini alla prima pioggia: in questo modo gli imprenditori coinvolti avevano enormi guadagni nonostante i bassi investimenti. Emblematico è il caso delle pulizia delle caditoie stradali laddove solo un numero ridotto veniva ripulito rispetto al totale dichiarato nella documentazione di esecuzione lavori. Le tangenti erano finalizzate a vincere il bando ma anche a ottenere agevolazioni da parte dei funzionari sulle modalità di esecuzione dei lavori, consentendo agli imprenditori di eseguire le opere in modo difforme rispetto a quanto previsto.
I DESTINATARI DELLE ORDINANZE – I funzionari destinatari della misura restrittiva sono Francesco Pantaleo e Stefano De Angelis, del dipartimento Simu (Sviluppo infrastrutture manutenzione urbana) di Roma Capitale; Roberto Brondi, Piero Seguiti, Doriano Carbonari e Paolo Fornaciari, impiegati rispettivamente presso i municipi V, IX, X e XII di Roma e Franco Ridenti, tecnico della Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata. Oltre ai predetti, e per i medesimi reati, sono state perquisite le residenze e gli uffici dei funzionari Fabio Stefano Pellegrini del dipartimento Simu, Luca Gaveglia del Municipio IV e Giampietro Cirilli, gia’ funzionario del Municipio VIII, ora in pensione, ma ancora legato da un rapporto d’impiego con l’amministrazione. Nello stesso contesto, oltre ai predetti, risultano indagati altri otto funzionari ed ex funzionari, questi ultimi ora in pensione. Gli arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati portati presso la casa circondariale di Roma Regina Coeli.
IL 14/10 IL PRIMO BLITZ CONTRO IL ‘GRUPPO’ MARTELLA – L’operazione arriva due mesi dopo le prime perquisizioni e i primi tre arresti nell’ambito dell’indagine. Il funzionario del Simu, Ettore Lalli, e i due imprenditori Luigi Martella e Alessio Ferrari, vennero arrestati il 14 ottobre con l’accusa di corruzione e turbata libertà degli incanti. In quell’occasione venne diffuso un video dei carabinieri che avevano ripreso, durante le indagini, la consegna di una presunta tangente di 2000 euro consegnata dai due a Lalli per avere informazioni sulle gare d’appalto per la manutenzione e la sorveglianza delle strade. Grazie alle intercettazioni e all’analisi incrociata degli atti acquisiti in occasione delle perquisizioni è emersa la contabilità occulta delle società di quello che si puo’ definire il “Gruppo Martella” riconducibile alla omonima famiglia: una dozzina di aziende formalmente indipendenti ma in pratica facenti tutte capo a Luigi Martella e i suoi sodali.
PROVATE ATTIVITÀ CORRUTTIVE FINO A UN ANNO FA – “Tutti gli indagati hanno posto in essere attività corruttive quantomeno fino all’anno scorso”, scrive il gip Massimo Di Lauro nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita oggi a carico dei sette funzionari del Comune di Roma coinvolti nell’inchiesta. In merito agli arrestati il giudice aggiunge: “Se lasciati in libertà possono trovare altri imprenditori compiacenti anche in considerazione dell’appetibilità degli onerosi lavori straordinari per il Giubileo appena iniziato e ciò anche alla luce di quanto dichiarato da Ferrari (l’imprenditore arrestato due mesi fa nell’ambito della stessa inchiesta ndr) in ordine al sistema corruttivo imperante in via Petroselli” (sede dell’assessorato ai Lavori pubblici del Comune di Roma ndr). Inoltre il giudice sottolinea “la particolare gravità dell’attività corruttiva giustifica l’applicazione della custodia in carcere nei confronti dei funzionari infedeli che hanno deplorevolmente abdicato al loro dovere di controllo di appalti concernenti servizi e lavori di supremo interesse per la Capitale, la collettività”.
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