Milano, 7 dic. (LaPresse) – “Se tornassi indietro rifarei esattamente quello che ho fatto, perché è il mio lavoro. Non è questione di non farlo per la paura di andare incontro alla sub-amputazione di un arto, ma di farlo perché è il mio lavoro. Questa volta è andata così, fa parte del nostro lavoro. La questione della sicurezza sui treni è il nostro primo compito, quindi chiedere i biglietti è una cosa che ci compete, qualsiasi cosa accada”. A parlare è Carlo Di Napoli il ferroviere dipendente di Trenord che l’11 giugno del 2015, insieme al collega Riccardo Magagnin (ferito alla testa), è stato aggredito da cinque membri della gang ecuadoregna MS13 alla stazione di Villapizzone che oggi ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro a Milano.
Alla consegna del premio ai due dipendenti Trenord, in tutto il Teatro Dal Verme c’è stata una standing ovation. “La standing ovation mi ha emozionato – racconta l’uomo – non me l’aspettavo, ma non posso negare che mi abbia fatto molto piacere”. Sono a Milano da quasi 15 anni. Questo premio è una onorificenza che mi inorgoglisce, perché l’hanno presa personaggi illustri. Io non mi sento all’altezza loro, ma sono davvero pieno di orgoglio” ha dichiarato il ferroviere.
E sul suo stato di salute: “Adesso devo recuperare le funzionalità del braccio, la mobilità procede, ma il problema sono i nervi – spiega Di Napoli – Una volta che riuscirò a recuperare il più possibile ritornerò al lavoro”. La sua speranza è che “questo avvenga il prima possibile, perché comunque il lavoro è la mia vita, mi piace lavorare. Tornare a lavorare vorrà dire che avrò recuperato gran parte delle funzionalità del braccio e della mano. Ora come ora non sono in grado di lavorare”.
“Io guardo sempre avanti, vedo sempre il bicchiere mezzo pieno e mai mezzo vuoto, qualsiasi cosa succeda il consiglio che mi sento di dare a tutti quanti è non guardare mai indietro ma sempre avanti – ha continuato Di Napoli – Ci sono tantissime persone che come me hanno vinto battaglie peggiori della mia. Se guardi il bicchiere mezzo vuoto è peggio. Non bisogna pensare mai al passato”.
Sul fatto che l’aggressione sia stata compiuta da sudamericani, Di Napoli ha detto che “Milano è multietnica, non è la questione italiano o straniero, perché può sbagliare l’italiano come può sbagliare lo straniero”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata