Di Maria Elena Ribezzo

Città del Vaticano, 24 nov. (LaPresse) – Poco più di un’ora. Tanto è durata la prima udienza del processo in Vaticano per fuga di notizie riservate che ha portato alla pubblicazione dei due libri ‘Via Crucis’ e ‘Avarizia’.

Tra i cinque imputati ci sono anche i due giornalisti autori dei volumi, Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, accusati di concorso in diffusione di documenti riservati. Gli altri tre sono componenti della Cosea, la commissione che Papa Francesco istituì a inizio mandato per avere un quadro preciso della situazione patrimoniale ed economica della Santa Sede: monsignor Lucio Vallejo Balda, che della commissione era segretario, Nicola Maio, suo ex collaboratore, e Francesca Immacolata Chaouqui, unica donna a far parte dell’organismo. Sono accusati, oltre che di concorso in diffusione di notizie riservate, anche di “sodalizio criminale organizzato, dotato di una sua composizione e struttura autonoma”.

Il processo proseguirà ora con gli interrogatori serrati degli imputati, a partire dal 30 novembre (giorno di rientro del Santo Padre e della delegazione vaticana dall’Africa), dalle 9.30 del mattino in poi, anche nel pomeriggio se necessario.

Gli imputati, tutti presenti oggi nella stessa aula e davanti alla stessa commissione che videro condannato l’ex maggiordomo di Ratzinger Paolo Gabriele, non hanno potuto scegliere avvocati difensori; tutti i legali della difesa sono stati infatti nominati d’ufficio dalla Santa Sede. Vallejo Balda è difeso dall’avvocato Emanuela Bellardini; Agnese Camilli è l’avvocato di Francesca Chaouqui; Rita Claudia Baffioni l’avvocato di Nicola Maio, ex segretario particolare di monsignor Vallejo; Lucia Musso difende Emiliano Fittipaldi e Roberto Palombini Gianluigi Nuzzi.

Appena terminata l’udienza Nuzzi ha convocato una conferenza stampa nella sede della stampa estera. “Del rinvio a giudizio – ha attaccato – ho saputo solo sabato mattina alle 10.30. Mi hanno comunicato la nomina di un avvocato d’ufficio che ho conosciuto stamattina per la prima volta. Stamattina ho potuto sfogliare gli atti del processo. In Italia abbiamo una giustizia diversa, io più che lenta o veloce vorrei che la giustizia tutelasse il diritto di difesa”. Nuzzi ha denunciato anche che gli è stato impedito di avere delle carte del processo: “Di fatto – ha detto in conferenza – non ho accesso agli atti a sostegno dell’accusa”. Nonostante gli sia stata negata la difesa da parte del suo avvocato di sempre, Caterina Malavenda, ha deciso di assistere a tutto il processo: “Perché – ha spiegato – non ho niente da nascondere, non ho paura. Ho fatto il mio lavoro e sfido qualunque giornalista al mondo, avendo la possibilità di visionare migliaia di documenti a non averli pubblicati. Un giornalista quando ha una notizia la pubblica, se la tiene nel cassetto fa un lavoro diverso”.

Emiliano Fittipaldi in udienza ha chiesto un’eccezione per il suo caso, per indeterminatezza dell’accusa: “Il decreto di citazione a giudizio che mi avete notificato – ha detto – non mi consente in alcun modo di difendermi, giacché non contiene, nemmeno implicitamente, la benché minima descrizione del fatto che mi viene addebitato”, “una condizione di indeterminatezza – ha aggiunto – del tutto inaccettabile”. Eccezione respinta già in udienza dal promotore di giustizia aggiunto, Roberto Zannotti, che ha ritenuto che gli elementi necessari per l’accusa ci fossero e che fossero descritti al capo B dell’accusa: “Fittipaldi e Nuzzi sollecitavano ed esercitavano pressioni, soprattutto su Vallejo Balda, per ottenere documenti e notizie riservati”.

L’accusa per i due giornalisti, infatti, non riguarda la pubblicazione dei documenti, ma il modo in cui questi documenti siano stati acquisiti. Nuzzi in conferenza ha negato categoricamente le pressioni di cui è accusato, dicendo che il suo rapporto con Vallejo Balda è agli atti con delle conversazioni avute con lui via Whatsapp: “Non vedo l’ora di darvi il contenuto – ha aggiunto – da cui emerge che si è sempre trattato di un rapporto molto sereno”.

Sempre in disparte e dimessa, Chaouqui in udienza è apparsa stanca. Anche a lei è stata negata la difesa da parte del suo avvocato di sempre, Giulia Bongiorno: “M’avessero mutilato di un braccio – ha scritto questa mattina su Facebook – avrebbero ottenuto lo stesso risultato”. Monsignor Balda, l’unico per ora a essere detenuto nella cella della gendarmeria, ha detto ai giornalisti di stare bene: “Mi vedete, mi trattano benissimo – ha detto a margine -. Qui sono protetto”. Il suo ex collaboratore, Nicola Maio, è apparso invece molto agitato. I cinque hanno tempo per presentare documenti per la propria difesa fino a sabato 28 alle 12.30.

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