di Maria Elena Ribezzo

Roma, 20 nov. (LaPresse) – “Non ho mai incontrato una persona islamica moderata come me” a Roma, per questo “mi sono allontanata” dalla comunità. A parlare è Saadya, 32enne di padre marocchino musulmano e madre siciliana cristiana, convertita all’Islam da qualche anno. Ma la colpa, dice, è anche degli occidentali: “E’ dovuto al fatto – spiega – che le potenze occidentali, dopo l’11 settembre, siano andate a rompere determinati equilibri in Medio Oriente, prima in Afghanistan, poi in Iraq, poi in Siria, dando motivo alle frange estremiste di svilupparsi”.

“Senza rendermene conto – racconta a LaPresse – mi sono allontanata dalle persone di religione islamica a Roma. All’inizio frequentavo un po’ di persone, ora gli islamici di cui mi circondo qui sono solo i componenti della mia famiglia”.

A Roma Saadya si è laureata all’università La Sapienza in Relazioni e politiche internazionali e ora è una dipendente parastatale. “La mia moderazione – spiega – non è noncuranza, ho solo un modo laico e razionale di approcciarmi alla religione, dovuto magari anche al mio livello di studio, a un determinato percorso culturale diverso”.

D. Qual è la reazione degli islamici italiani alla carneficina di Parigi? R. Non vedo una condanna assoluta della comunità. Ma questo è dovuto al fatto che le potenze occidentali, dopo l’11 settembre, siano andate a rompere determinati equilibri in Medio Oriente, prima in Afghanistan, poi in Iraq, poi in Siria, dando motivo alle frange estremiste di svilupparsi. Isis non avrebbe mai raggiunto una forza tale se non si fosse potuta attaccare ai malesseri nei confronti degli occidentali. Io ho sempre condannato l’intervento degli Stati Uniti e delle potenze europee in Medio Oriente, ma proprio per questo considero attentati all’uomo sia quello di Parigi, che il bombardamento in Siria.

D. Come islamica europea quanto ti senti ferita? R. Tanto, tantissimo. Sono anni che sto lì a difendere i miei valori, i valori che mi sono stati insegnati a casa. Sono molto triste, perché è una mia continua rivendicazione. Rivendico la mia religione, la mia cultura e le mie origini. Sto sempre a dire che non bisogna avere paura né assecondare queste fobie. Ma è sempre più difficile. E’ un attimo fare l’equazione immigrato-straniero-islamico-terrorista. Queste equazioni facili, che normalmente sono per il volgo medio-basso, si stanno diffondendo a macchia d’olio.

D. Che ripercussioni avete avuto in famiglia dopo Parigi? R. Mia madre, che si è convertita e vive in Sicilia, mi ha detto che ultimamente se ne sente dire di tutti i colori.

D. Per esempio?

R. Non me l’ha voluto dire. Mi ha detto solo che a questi personaggi, che la insultano in dialetto, risponde con lo stesso dialetto, dicendo che li capisce benissimo.

D. Serviranno a fermare l’Isis i bombardamenti in Siria? R. No. I bombardamenti non fanno altro che rendere meno cruento quello che è successo a Parigi agli occhi degli arabi musulmani. In Francia ho conosciuto ragazzi che erano moderati e che dopo qualche anno sono diventati integralisti. D’altra parte non solo la politica estera, a influire è anche quella interna: in Francia la mobilità sociale è quasi del tutto impedita per quelli che hanno nomi e cognomi arabi.

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