di Maria Elena Ribezzo
Città del Vaticano, 15 nov. (LaPresse) – “Utilizzare il nome di Dio per seguire la strada della violenza è una bestemmia“. E’ stata una condanna durissima quella di Papa Francesco contro le stragi di Parigi rivendicate dall’Isis. Parole nette, pronunciate questa mattina dalla loggia delle benedizioni in piazza San Pietro nel corso dell’Angelus della domenica. Di fronte a tali “atti intollerabili”, ha detto, non si può non condannare “l’inqualificabile affronto alla dignità della persona umana”.
Ieri il Santo Padre è tornato a parlare di Terza Guerra Mondiale combattuta a pezzi e oggi, come più volte ha fatto in passato, cerca di ricucire questi squarci riaffermare con forza che non è certamente “la strada della violenza e dell’odio” a risolvere i problemi dell’umanità”. Ancora scosso e sgomento per “tanta barbarie”, il Santo Padre ha chiesto “come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero”.
ROMA ALZA I LIVELLI DI SICUREZZA. Dopo che ieri il ministro dell’Interno Alfano ha fatto sapere che lo stato d’allerta nella capitale si è elevato “a un passo dal livello massimo”, piazza San Pietro si è svegliata blindata. Il Vaticano infatti è tra i primi obiettivi sensibili segnalati. Le forze di polizia a presidio della piazza erano sensibilmente aumentate rispetto al solito, con il presidio di decine di mezzi blindati disposti su ogni lato del colonnato e nelle vie limitrofe, decine di uomini in divisa e presumibilmente altrettanti in borghese. Prima dell’ingresso di ogni fedele nella piazza le borse, gli zaini e i trolley sono stati sondati con il metal detector e poi aperti e visionati dagli agenti italiani.
IL DIBATTITO SUL GIUBILEO. In questa situazione, sono in molti a suggerire di spostare l’apertura dell’Anno Santo, prevista per l’8 dicembre. Ma rinunciare al Giubileo “sarebbe una rinuncia anche alla nostra libertà, sarebbe fare il gioco dei terroristi”, ha detto Franco Roberti procuratore nazionale antimafia. Il procuratore ha assicurato che i servizi d’intelligence funzionano bene. “Non è la prima volta che Roma viene nominata dai terroristi – ha aggiunto -. Ma abbiamo la coscienza a posto pur in presenza di un pericolo oggettivo”. E ha ricordato che già dopo gli attacchi di gennaio a Parigi è stato rafforzato il nostro quadro normativo in direzione di una maggiore sicurezza. “Non credo che siano necessarie ulteriori leggi speciali – ha commentato -. Bisogna farle funzionare bene e soprattutto è fondamentale la cooperazione internazionale”.
Non si può far finta di niente, se non ci fossero timori intorno al Papa “saremmo degli incoscienti”, ma non bisogna esagerare sostenendo che il Giubileo metterà in pericolo la città più del normale, ha osservato il segretario della Cei, mons. Nunzio Galantino: “Più di quello che è successo a Parigi cosa può succedere? – ha domandato – Sono andati in uno stadio, in un bar dove si faceva musica e c’erano dei giovani che si stavano giustamente divertendo”. “Cosa ci può essere di peggio?”.
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