Di Maria Elena Ribezzo

Città del Vaticano, 14 nov. (LaPresse) – “L’unica medicina a questa follia è una grande capacità di cambiamento, di conversione e davvero di misericordia”. Così il cardinale italiano Edoardo Menichelli, tra i padri che hanno preso parte al Sinodo sulla Famiglia e arcivescovo di Ancona-Osimo, commenta con LaPresse i fatti di Parigi e le parole del Pontefice che sono seguite.

Domanda: I livelli di sicurezza si sono alzati anche a Roma, soprattutto in vista dell’Anno Santo. E’ proprio ora che abbiamo più bisogno del Giubileo della Misericordia, come ha detto Padre Lombardi, portavoce della Santa Sede? Risposta: “Sì, la misericordia è quello che serve, soprattutto ora. E la misericordia non è un’indulgenza; è ciò che consente a ognuno di noi di guardare in faccia al proprio vissuto, al vissuto di un popolo e di immettere dentro la storia un po’ d’amore perché quello che manca è questo”.

D. C’è un modo per fermare questa ondata d’odio? R. “Non chiedetelo a noi sacerdoti, chiedetelo a qualcun altro. Noi dobbiamo riformare le coscienze.

Se non si riformano le coscienze non si cambia nulla. Dobbiamo aiutare a rivedere gli stili di vita, il modo di gestire la realtà, il tempo, le nostre cose. Come fermare questa gente non compete a noi. Noi abbiamo solo il compito di rieducare tutta la storia”.

D. Educare i fedeli alla convivenza tra popoli e religioni? R. “Sì, ma sono parole che ripetiamo da sempre. Le parole perché diventino vita bisogna comprenderle. Bisogna rileggere completamente la storia che stiamo vivendo”.

D. Il Pontefice ha parlato di Terza Guerra Mondiale a pezzi, è questo un pezzo? R. “Certo, questa è una guerra diffusa, come dirlo altrimenti. Non è temporalizzata. E’ tra le pieghe della vita di ogni giorno”.

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