Napoli, 26 set. (LaPresse) – Si chiama Raffaele Rende ed è pregiudicato, l’uomo fermato a Napoli per il ferimento del poliziotto Nicola Barbato, avvenuto giovedì sera nella città partenopea. Rende è accusato di duplice tentato omicidio, estorsione aggravata, detenzione e porto abusivo di arma, tutti reati aggravati dalle modalità mafiose. Il decreto di fermo è stato emesso nei suoi confronti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sulla base degli elementi raccolti dagli investigatori della Questura di Napoli della polizia di Stato.
Una catena umana è stata organizzata davanti alla Questura di Napoli a sostegno del lavoro delle forze dell’ordine, all’indomani della tragedia di Fuorigrotta, dove un agente di polizia è rimasto gravemente ferito nel tentativo di proteggere un commerciante da un tentativo di estorsione. Uomini e donne della Federazione delle associazioni antiracket e usura (Fai) questa mattina si sono dati appuntamento davanti alla questura. “La vicenda che è accaduta a Fuorigrotta, nella tragedia è la migliore Napoli possibile”, ha detto ai giornalisti il presidente onorario della Federazione antiracket, Gaetano Grasso.
“E’ accaduto – ha aggiunto Gaetano Grasso – perché un commerciante non voleva rassegnarsi a pagare il pizzo e per questo aveva cercato la polizia. Per questa ragione i poliziotti erano in servizio quella sera lì, perché c’è un pezzo di questa città che si ribella alla camorra”. “L’altra cosa – ha detto ancora Grasso – è che il lavoro di quei poliziotti è stato straordinario, perché non si stava facendo appostamento lì, l’agente si sotituiva al commerciante, cioè diventava lui stesso bersaglio. E’ una cosa che a Napoli si fa da anni e per questo – ha concluso il presidente onorario della Fai – quando manifestiamo la solidarietà alla polizia non facciamo altro che affermare il nostro diritto di lavorare liberamente in questa città”.
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