Roma, 18 set. (LaPresse)- Colosseo e Fori imperiali chiusi per assemblea sindacale. Da questa mattina e fino alle 11.30 due dei siti archeologici più importanti del mondo hanno sbarrato i cancelli lasciando i turisti spaesati e interdetti. Una protesta simile, nata per “la carenza di personale” e per questioni salariali, era stata messa in atto anche a giugno. Subito è scoppiata la polemica. E non appena i cancelli sono stati riaperti, è arrivato il commento durissimo del ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini: “La misura è colma”, ha detto, annunciando che d’accordo con il premier Matteo Renzi proporrà in Consiglio dei Ministri previsto nella stessa giornata di inserire musei e luoghi della cultura nei servizi pubblici essenziali.
“La chiusura ai visitatori dei principali siti archeologici della Capitale questa mattina, motivata da un’assemblea sindacale (peraltro regolarmente convocata), porta, ancora una volta, alla ribalta l’urgenza di ricomprendere la fruizione dei beni culturali tra i servizi pubblici essenziali”, commenta Roberto Alesse, presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi. “Lasciare la fruizione del nostro patrimonio culturale fuori dai servizi pubblici – conclude Alesse – vuol dire continuare a dare una pessima immagine del Paese ai cittadini e ai milioni di turisti che quotidianamente scelgono di vistare le nostre città”.
“Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l’Italia. Oggi decreto legge #colosseo #lavoltabuona” ha invece scritto su Twitter il premier Matteo Renzi.
Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l’Italia. Oggi decreto legge #colosseo #lavoltabuona pic.twitter.com/D154PLS8L8
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 18 Settembre 2015
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