Roma, 15 set. (LaPresse) – “In materia di sostegno al reddito l’attuale esecutivo, ad oggi, non si è discostato in misura sostanziale dai suoi predecessori e ha confermato la tradizionale disattenzione della politica italiana nei confronti delle fasce più deboli di popolazione”. E’ quanto scrive la Caritas nel suo rapporto annuale sulla povertà.

“Il Governo Renzi – spiega – ha sinora introdotto alcuni interventi per supportare il reddito delle famiglie rivolti prevalentemente a fasce più ampie della popolazione ma che, in varia misura, riguardano anche i nuclei in povertà: il bonus di 80 euro per i lavoratori dipendenti, il bonus bebè per famiglie con figli entro i tre anni, il bonus per le famiglie numerose e l’Asdi. L’insieme degli interventi di sostegno al reddito sinora varati restituisce un quad ro piuttosto chiaro. Ai poveri viene fornito qualche sollievo, che si traduce in un complessivo incremento medio di reddito pari al 5,7%, risultato migliore rispetto ai precedenti Governi. Si tratta, però, di un avanzamento marginale e non privo, per come è stato disegnato, di controindicazioni”.

“Oltre ad essere aumentati, i poveri rappresentano anche la parte della società che ha visto le proprie condizioni deteriorarsi maggiormente. Infatti, durante la crisi, il 10% della popolazione con minor reddito ha sperimento una contrazione percentuale del proprio reddito (meno 27%) assai superior e a quella vissuta dal restante 90%”. E’ quanto sottolinea la Caritas nel suo rapporto annuale.

“Inoltre – prosegue – la povertà ora colpisce trasversalmente i gruppi sociali: non più solo famiglie numerose che vivono al Sud e con componenti disoccupati, ma famiglie con uno e due fi gli, che vivono al Centro-Nord e in cui sono presenti membri occupati.

L’indigenza si è ora stabilizzata e l’indebolimento strutturale della società italiana, basti pensare alla fragilità delle reti familiari e del mercato del lavoro, rende irrealistico immaginare di tornare ai livelli di povertà del 2007″.

“Questa normalità nell’Italia di oggi e di domani, rappresenta il punto dal quale partire per discutere le politiche di contrasto.

Un fenomeno non privo di soluzioni ma che non si risolverà da sé , come conseguenza della ripresa economica. Si tratta, invece, di un problema sociale realisticamente affrontabile con adeguate politiche pubbliche”.

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