Roma, 11 set. (LaPresse) – E’ stato arrestato stamattina dopo circa 8 mesi di latitanza il pericoloso narcotrafficante romano Andrea Rollero. Il 33enne è ritenuto uno dei principali membri di un clan legato alle temutissime cosche calabresi Pelle – Nirta – Giorgi alias Cicero di San Luca, in provincia di Reggio Calabria. Si era sottratto alla cattura lo scorso gennaio, quando le fiamme gialle del nucleo di polizia tributaria e la squadra mobile della questura di Roma avevano smantellato una cellula ‘ndranghetista nella capitale grazie alle operazioni ‘Buena Hora 2’ e ‘Codice San Luca’.

Lo scorso 20 gennaio infatti le indagini erano culminate con la cattura di 35 persone, accusate a vario titolo dalla Dda di Roma, di numerosi reati aggravanti dall’aver favorito la ‘ndrangheta. Andrea Rollero e il più blasonato zio Marco Torello Rollero, da tempo in Marocco, erano riusciti a sfuggire. Lo zio, dopo numerosi anni di latitanza, è stato arrestato lo scorso aprile. Le indagini si sono dunque concentrate sul nipote, che nonostante la giovane età, si era qualificato come un affidabile fornitore-intermediario per l’acquisto di ingenti partite di droga, attivo sull’intero territorio nazionale, in grado di accreditarsi con esponenti di spicco della malavita romana, grazie alle ottime credenziali fornitegli dallo zio. Proprio muovendosi sulle orme di Marco Torello, quindi, il giovane Andrea era diventato il principale referente in Italia del’organizzazione indagata, rendendosi protagonista, nel periodo investigato, dell’introduzione sul territorio nazionale di oltre 600 chili di droga.

Fin dall’inizio della sua latitanza, gli investigatori avevano saputo che aveva trovato rifugio nel quartiere di Primavalle, costantemente monitorato finché il 33enne non è stato individuato alla stazione della metropolitana di Battistini mentre parlava con un altro pluripregiudicato romano. All’atto del fermo, l’uomo ha mostrato documenti di identità falsi, rilasciati a nome di un ignaro e stimato impiegato di banca romano, del tutto estraneo alla vicenda, che gli hanno consentito di vivere in totale clandestinità durante tutti i mesi della latitanza. Al momento, sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi, finalizzati a ricostruire la rete di connivenze e protezione di cui il narcotrafficante ha potuto godere durante i mesi passati in clandestinità, nonché specifici accertamenti sui documenti falsi esibiti dal latitante.

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