di Elisabetta Gramolini

Roma, 6 set (LaPresse) – Il Papa chiama, i parroci rispondono. L’invito del Pontefice ad ospitare i profughi non coglie alla sprovvista i sacerdoti italiani ed europei. Le parole di Francesco, pronunciate questa mattina all’Angelus, proseguono nel solco del messaggio evangelico, di quell’ “ero forestiero e mi avete ospitato”.

Per questo, non sorprendono il direttore generale della fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego: “Nella bolla che ha istituito il Giubileo Straordinario – afferma -, il Santo Padre ha parlato di sperimentare le opere della misericordia, fra cui l’accoglienza”.

Certo, non tutte le parrocchie saranno in grado nell’immediato di ospitare. Molte sono piccole, non più di una sagrestia e una canonica. E’ il caso della chiesa di San Stanislao alle Botteghe Oscure, da sempre luogo di culto dei polacchi residenti a Roma. Il Rettore, monsignor Pawel Ptasznik, ammette che non sarà facile visto il poco spazio. “Ma ce la faremo”, assicura, non fosse altro per la vicinanza al dramma dell’immigrazione vissuto dai suoi connazionali negli Anni ’80.

Non si tira indietro nemmeno la parrocchia di San Giovanni Bosco. Chi la guida, Don Giancarlo Manieri, è salito agli onori della cronaca per aver celebrato il 20 agosto scorso i funerali del capo-clan Vittorio Casamonica. “La nostra parrocchia – dichiara il sacerdote – non è ancora attrezzata per ospitare tanta gente ma lo farà. Saremo pronti”.

Da quando l’esodo dei profughi è cominciato, le parrocchie non sono state con le mani in mano. “Soprattutto in Sicilia – dichiara monsignor Gian Carlo Perego – oltre mille persone sono già state accolte. Al Nord, in particolare, a Torino, Brescia e Treviso, le comunità religiose sono coinvolte in prima linea da tempo”.

E nella diocesi di cui Bergoglio è vescovo? “A Roma – risponde il responsabile dell’organismo della Cei – sono già dieci le parrocchie che hanno aperto fino ad oggi le porte ai profughi. Ma la città ne conta 25mila. Ciascuna, sono sicuro, farà la sua parte”.

Non è la prima volta, d’altronde, che un Pontefice invoca l’accoglienza per chi scappa da morte e disperazione. “Benedetto XV – ricorda Perego – con lo scoppio della prima guerra mondiale, accolse 500mila persone e istituì la Giornata per i migranti e i rifugiati, pensando a profughi e famiglie espulse che il conflitto avrebbe creato”.

Nessuna novità, quindi, ma per tutti, anche stavolta Francesco ha colpito nel segno.

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