Roma, 23 lug. (LaPresse) – La guardia di finanza di Roma, coordinata dalla procura di Napoli, sta eseguendo su tutto il territorio nazionale il sequestro di beni mobili e immobili per un valore complessivo di 96.327.534,80 euro. I beni sono riconducibili a 37 soggetti, prevalentemente cittadini italiani, accusati di far parte di un’associazione a delinquere transnazionale dedita alla commissione di una colossale frode ‘carosello’ all’Iva comunitaria: avrebbero introdotto sul territorio nazionale ingenti quantitativi di cd e dvd vergini, destinati sia alla criminalità partenopea che alla grande distribuzione. Il sequestro nasce da un’indagine sull’ala del clan camorristico Mazzarella specializzata nella pirateria audiovisiva. Per realizzare l’evasione dell’Iva, il gruppo criminale si avvaleva anche di una vasta rete di intermediari costituita da persone giuridiche con sedi strategicamente dislocate in Paesi a fiscalità privilegiata: Jersey, Svizzera e Repubblica di San Marino.
I supporti audiovisivi vergini, prevalentemente a marchio Verbatim, erano di fatto destinati ad alimentare il mercato italiano evadendo le imposte Iva e Ires. Tra i destinatari dei sequestri ci sono infatti anche i vertici pro tempore della ‘Verbatim Italia’, due noti imprenditori toscani, oltre a commercialisti, consulenti tributari, e diversi imprenditori. I beni sequestrati individuati in Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Campania, Lazio, Puglia sono numerosi conti correnti, quote di fondi di investimento, obbligazioni finanziarie, immobili e autoveicoli. Nel corso della prima fase delle indagini erano stati sequestrati anche 23 milioni di cd/dvd ‘vergini’ che l’autorità giudiziaria, accogliendo la proposta delle fiamme gialle, ha donato a scuole, parrocchie ed enti pubblici. L’analisi delle operazioni commerciali ha messo in luce il ruolo di alcune società, solo in apparenza regolari, ma di fatto cartiere riconducibili a due facoltosi imprenditori toscani che gli inquirenti hanno accertato essere evasori totali. Grazie a diverse perquisizioni, agli elementi probatori emersi dalle intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali, alla collaborazione fornita dal Servizio antipirateria della Siae e all’esame della copiosa documentazione contabile ed extracontabile sequestrata, la guardia di finanza ha accertato la modalità d’azione dell’oganizzazione. L’evasione dei tributi veniva realizzata attraverso una serie di triangolazioni fittizie, secondo un ingegnoso schema tipico delle frodi carosello, che rendevano il prezzo dei prodotti informatici venduti imbattibile ed estremamente concorrenziale. In questo modo il sistema di frode aveva sbaragliato tutti gli operatori onesti, assicurando agli autori della truffa il monopolio del settore.
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