di Luca Rossi
Rho Pero (Milano), 23 giu. (LaPresse) – Sale marino e sale iodato? Non sono affatto sinonimi. Lo iodio è fontamentale per una corretta dieta e per evitare il gozzo, oltre a gravi problemi cognitivi per i bambini. Il professor Stefano Mariotti, endocrinologo dell’università di Cagliari, è intervenuto sul tema ‘Alimentazione e iodoprofilassi’, su invito del ministero della Salute, oggi nello Spazio Donna del Padiglione Italia ad Expo.
“E’ importante parlare di iodio – ha spiegato – perché è il costituente fondamentale degli ormoni tiroidei, la T4 e la T3. La produzione di ormoni toridei richiede l’assunzione alimentare di adeguate quantità di iodio, raro micronutriente. Senza gli ormoni tiroidei, prodotti dalla tiroide, il feto ha dei gravissimi problemi di sviluppo”. “Le malattie sono spesso più frequenti nella donna che nell’uomo”, ha aggiunto il professore. Secondo cui, “gli ormoni tiroidei controllano l’accrescimento, lo sviluppo, la riproduzione. In due parole, l’equilibrio metabolico per tutta la vita”.
Ecco i benefici della iodoprofilassi: scomparsa dei noduli e del gozzo da carenza di iodio; aumento sensibile (inteso come statisticamente significativo) del quoziente intellettivo medio dei bambini e scomparsa di forme di ipotiroidismo congenito da carenza di iodio.
Il consiglio dell’esperto è la ricerca dell’eventuale ipotiroidismo infantile, che aiuta molto a risolvere la questione in fretta. “La vita è nata in mare – ha ricordato il dottor Mariotti -. Nell’acqua marina, lo iodio è contenuto in grandissime quantità. Uno dei più frequenti errori è pensare che il sale marino sia sale iodato: non è vero, perché lo iodio evapora e poi entra nel ciclo delle acque”. “Lo iodio non si respira, ma si mangia. Si assume con la dieta”, ha detto con un altro slogan efficace.
E ancora: “La fonte principale di iodio in natura è rappresentata dagli alimenti. Il contenuto può dipendere dall’ambiente in cui vivono gli animali destinati all’alimentazione; dalla fortificazione con iodio dei mangimi animali e degli elementi industriali per l’uomo (latte e derivati, vegetali arricchiti, alimenti trasformati in cui sia stato usato sale iodato); dal terreno da cui derivano i vegetali”. “Non è che un grammo fa bene, due fanno meglio e quattro fanno benissimo. Bisogna stare attenti: evitare l’accesso”, ha rivelato Mariotti.
A proposito poi della quantità di iodio nei cibi, si passa dai 100-300 microgrammi su 100 grammi di pesci marini ai 15 mcg/100 millilitri di latte; dagli 8 microgrammi per le uova ai 3 della carne, fino ai 2 per la frutta e ai 6 microgrammi per la verdura. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ecco i ‘tetti’ minimi e massimi di iodio per adulto (150microgrammi-600microgrammi); donna in gravidanza e allattamento (250mcg-600mcg); bambini con meno di 6 anni (90mcg-200mcg) e i bimbi fino ai 12 anni (120mcg-300mcg).
Lo iodio introdotto con gli alimenti, inoltre, è insufficiente a raggiungere il fabbisogno giornaliero. Una dieta equilibrata con 2 porzioni di pesce a setttimana, latte tutti i giorni e un po’ di formaggio garantisce il 50-60% di fabbisogno di iodio.
“Non c’è una situazione di allarme di carenza iodica – ha specificato l’endocrinologo -. E’ lieve o medio-lieve, ma ancora molta diffusa. Rispetto agli altri Paesi non abbiamo risolto il problema”. Ma che cosa è stato fatto in Italia per ridurre i rischi legati alla carenza di iodio? “C’è una legge, 21 marzo 2005, n. 55, molto bella nei suoi intenti, ma” in cui “si lascia molto alla sensibilità”, ha ricordato Mariotti, secondo cui la novità più importante ha riguardato “l’obbigo di vendere sale non iodato solo su specifica richiesta del consumatore”. “Poco sale ma iodato: non bisogna smetterlo di dirlo”, ha concluso il professore.

