Milano, 3 giu. (LaPresse) – Il pm di Milano Eugenio Fusco ha chiuso le indagini nei confronti di Roberto Maroni, indagato per turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e induzione indebita per presunte pressioni che avrebbe esercitato per far ottenere un contratto con la società Eupolis a Mara Carluccio (indagata) e con Expo a Maria Grazia Parurzo (non indagata), sue ex collaboratrici quando era ministro dell’Interno. Tra gli episodi contestati a Maroni anche le pressioni che avrebbe fatto per far sì che Maria Grazia Paturzo partecipasse a un viaggio istituzionale a Tokyo per promuovere l’evento. In quell’occasione Maroni avrebbe dovuto guidare la delegazione della Regione Lombardia, ma rinunciò all’ultimo momento e al suo posto andò il vicepresidente Mario Mantovani. Oltre a Maroni hanno ricevuto l’avviso di chiusura indagini, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, anche il segretario generale della Regione Andrea Gibelli, il capo della segreteria del presidente Giacomo Ciriello, Christian Malangone, dg di Expo, e la sua ex collaboratrice Mara Carluccio. Anche la società Expo indaga per violazione della legge 231 del 2001, ha ricevuto un avviso di chiusura indagini.

Maroni: “Sono tranquillissima”. “Ben venga la chiusura delle indagini, finalmente, sono tranquillissimo e non ho nessun timore, di nessun tipo. Io sono tranquillissimo, perché in vita mia non ho mai fatto pressioni per nessuno. Ho un’unica colpa, quella di aver fatto risparmiare alla Regione Lombardia, annullando un viaggio dove ho mandato il mio vice Mantovani, che è andato con quattro persone al posto di sei, questa è l’unica cosa di cui mi riconosco colpevole: quello di aver fatto risparmiare dei soldi alla Regione Lombardia”. Così il governatore lombardo Roberto Maroni, a proposito sulla chiusura delle indagini che lo riguardano.



Passo indietro in caso di condanna. Il governatore lombardo Roberto Maroni è indagato dal pm di Milano Eugenio Fusco per turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e induzione indebita, reato per il quale, in caso di condanna, sarebbe costretto a fare un passo indietro dal suo incarico al Pirellone, in base a quanto prevede la legge Severino. Due sono i filoni che il pm Fusco, insieme ai carabinieri del Noe, ha seguito nel corso delle indagini. Il primo episodio riguarda le presunte pressioni che Maroni e il capo della sua segreteria Giacomo Ciriello avrebbero fatto sui vertici di Expo per far ottenere un incarico da temporary manager a Maria Grazia Paturzo, ex collaboratrice di Maroni quando era ministro dell’Interno. Si tratterebbe di una sorta di ‘raccomandazione‘ per fare ottenere l’incarico, scrive in sostanza in pm Fusco nel decreto di chiusura indagini, perché non era possibile inserirla nello staff della Regione, dato che la Corte dei Conti aveva dato una stretta alle spese del Pirellone. L’ipotesi è che i commissario unico di Expo Giuseppe Sala, che è anche ad della società di gestione, abbia concordato con Maroni che Maria Grazia Paturzo ottenesse un incarico per 6 mesi, rinnovabile al massimo fino a 24 mesi. Maroni, tramite Ciriello, si sarebbe adoperato anche perché Paturzo fosse inserita in una missione a Tokyo della Regione Lombardia dal 30 maggio al 2 di giugno 2014, ì in concomitanza con la Festa della Repubblica. La missione era particolarmente costosa e la Regione non poteva coprire i costi, Maroni e Ciriello, secondo il pm Fusco, avrebbero indotto il direttore generale di Expo Christian Malangone a promettergli indebitamente l’utilità del pagamento delle spese di aereo e hotel di Paturzo, pari a 6mila euro, per la trasferta in Giappone, appunto su richiesta del governatore lombardo. Tra Maroni e Paturzo ci sarebbe stata “una relazione affettiva”, scrive ancora il pm nel decreto di chiusura indagini, e questo lo avrebbe spinto a chiedere favori per la sua ex collaboratrice.

A pochi giorni dalla partenza per Tokyo, Maroni e Ciriello, entrambi indagati, si sarebbero attivati per far sì che Paturzo, che non è indagata, partisse anche lei per il Giappone. Il suo contratto di temporal manager non prevedeva che potesse viaggiare in business e alloggiare in hotel di lusso, come invece il governatore lombardo avrebbe chiesto. Per questo il 27 maggio 2014 il capo della segreteria di Maroni, Ciriello, avrebbe contattato il dg di Expo Christian Malangone e gli avrebbe chiesto se la società fosse disposta a sostenere le spese di viaggio di Paturzo, pari a circa 6mila euro. In un incontro successivo avvenuto in Regione Lombardia, Malangone spiegherebbe a Cirillo di dover chiedere l’autorizzazione al commissario Sala, che in precedenza aveva già bloccato un trasferta a Barcellona. Sala le sera stessa si sarebbe mostrato contrariato e avrebbe spoegato a Malangone che non c’era alcuna possibilità che Paturzo partisse per Tokyo. Il giorno successivo Ciriello insiste via a sms. In un messaggio indirizzato a Malangone, inserito nel decreto di chiusura indagini, scrive: “Christian il pres. ci tiene che la delegazione per Tokyo comprenda anche la società Expo attraverso la dottoressa Paturzo e voleva che anche la Paturzo viaggiasse assieme alla delegazione, quindi nella stessa classe di volo e nella stessa classe di albergo”. Immediata la risposta di Malangone, che risponde a Ciriello: “Di alla Paturzo di mandare mail ad Arditti”, capo della comunicazione di Expo, per ottenere il via libera a partecipare al viaggio.

Arditti, da quanto hanno ricostruito le indagini, ha ricevuto la mail dalla ex collaboratrice di Maroni e un messaggio da Malangone con scritto: “Ok capo allineato”, facendo riferimento al commissario Sala. Diversa, invece, la versione che il manager di Expo avrebbe fornito nel corso dell’interrogatorio davanti al pm. In quell’occasione, infatti, Malangone avrebbe spiegato che Sala era stato semplicemente informato della situazione ma non avrebbe dato il suo assenso. I biglietti per Tokyo a nome di Paturzo vengono prenotati e poi disdetti per equilibri all’interno dello staff del governatore. Anche Maroni, a quel punto, avrebbe deciso di disertare l’impegno internazionale, al quale invece ha preso parte il vicepresidente Mario Mantovani, che ha dovuto riorganizzare la delegazione in poche ore. Maroni, invece, avrebbe preferito partire per un incontro a Berna, sempre per promuovere Expo.

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