Genova, 15 set. (LaPresse) – Va verso l’archiviazione il procedimento penale a carico di ignoti aperto dalla procura di Genova per far luce sul rogo scoppiato la notte tra l’11 e il 12 aprile scorso all’interno del reparto di oncologia dell’ospedale San Martino di Genova in cui perse la vita il paziente Marco Tessier. Sulla base della relazione predisposta dal consulente della Procura non ci sarebbero responsabilità da parte dell’ospedale. Nessuna sigaretta accesa dentro la stanza, come era stato ipotizzato in un primo momento, e nessun malfunzionamento dei macchinari.

Tessier durante la notte, poco dopo che l’infermiera era passata a controllare che fosse tutto a posto e mentre la compagna che lo assisteva si era addormentata sulla poltrona, si sarebbe staccato, probabilmente senza accorgersene, uno dei due erogatori di ossigeno ai quali era collegato. L’erogatore, finito tra le coperte e il materasso, avrebbe pesantemente saturato di ossigeno quella zona del letto. A quel punto è bastato uno sfregamento, forse con un oggetto metallico, a innescare le fiamme e a causare il rogo fatale. Per la Procura l’ospedale ha attivato un piano di evacuazione corretto, il personale è risultato adeguatamente preparato e i macchinari a norma. La ricostruzione sembrerebbe trovare conferma analizzando il tipo di ustioni sul corpo dell’uomo e anche un foro nel materasso, in corrispondenza al punto dove l’erogatore avrebbe poggiato creando una bolla satura di ossigeno.

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