Bologna, 15 set. (LaPresse) – C’è un braccio di ferro, a rovinare lo storico giorno della trascrizione dei matrimoni gay contratti all’estero, introdotta a fine giugno dal Comune di Bologna con una direttiva del sindaco e possibile da oggi. Mentre le prime tre coppie consegnavano felici la loro documentazione, su Palazzo D’Accursio si è scatenata una piccola bufera, innescata dall’arrivo di una lettera inviata dal prefetto Ennio Mario Sodano: poche semplici righe in cui si chiede la revoca del provvedimento, perché l’ordinamento italiano, a suo dire, non ammette tali trascrizioni. Ad annunciarne l’esistenza, proprio mentre il senatore Sergio Lo Giudice e suo marito Michele Giarratano si presentavano all’ufficio anagrafe, la consigliera di Ncd Valentina Castaldini: “Vi ricordate il mio esposto del 24 luglio dove spiegavo che il sindaco Merola faceva un atto illegittimo? Spiegavo che l’atto di un ente territoriale non può porsi in contrasto con la normativa nazionale. Il prefetto ha scritto al sindaco spiegandogli le stesse cose”.
Il punto, per Castaldini, è che il primo cittadino non può illudere con cose che per legge non si possono fare. La risposta di Merola è arrivata a fine mattinata. “Il prefetto – ha confermato il sindaco – mi ha scritto invitandomi a revocare il provvedimento, e lui ha diritto di revocare”. La decisione del Comune, però, “darà la possibilità in caso di revoca di rivolgersi alla magistratura”. Il punto secondo il sindaco è “la discordanza sempre più forte tra la normativa nazionale e quelle in vigore negli altri Paesi”. E conclude sostenendo la necessità di “approvare una legge per dare certezza di diritto a queste persone. I diritti civili sono un argomento serio per una Paese serio”. Il senatore Lo Giudice aveva sostenuto lo stesso concetto, poco prima: quello dell’esigenza di una legge parlamentare. La prima coppia a presentarsi in Comune, questa mattina, era stata quella composta da Rebecca Hetherington e Eleonora Tadolini.
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