Roma, 24 apr. (LaPresse) – Oggi alle 10, nell’aula Magna della Cassazione, davanti alle sezioni unite, approda uno dei processi più discussi degli ultimi anni: quello per il rogo della Thyssenkrupp. La tragedia avvenne nell’acciaieria di Torino, sulla linea cinque della fabbrica di corso Regina Margherita, nella notte del sei dicembre 2007. Giuseppe Demasi, Rosario Rodinò, Bruno Santino, Antonio Schiavone, Rocco Marzo, Angelo Laurino e Roberto Scola morirono a causa delle ustioni provocate da un’enorme fiammata divampata all’improvviso, che bruciò i corpi dei lavoratori fino a farli morire, dopo ore di agonia in ospedale. L’unico supersite è Antonio Boccuzzi, oggi parlamentare del Pd. La Corte d’Assise in primo grado aveva condannato l’amministratore delegato, Harald Espehnhan, a sedici anni e sei mesi di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale: era la prima volta in Italia. I giudici d’appello, invece, ritennero non ravvisabile l’omicidio volontario con dolo eventuale, bensì quello colposo aggravato dalla colpa cosciente. Il collegio delle sezioni unite è presieduto dal primo presidente della Suprema Corte Giorgio Santacroce e dovrà quindi esaminare i ricorso presentati dalla Procura generale di Torino e dagli imputati, rispondendo, in particolare, al seguente principio di diritto: “Se la irragionevolezza del convincimento prognostico dell’agente circa la non verificazione dell’evento comporti la qualificazione giuridica dell’elemento psicologico del delitto in termini di dolo eventuale”.

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