Napoli, 6 dic. (LaPresse) – Il personale del Centro Operativo Dia di Napoli sta eseguendo due provvedimenti di sequestro beni e consistenze economiche, emessi ai sensi della normativa antimafia, nelle province di Caserta, Latina e Milano e riconducibili al clan camorristico dei Casalesi. Nello specifico sono in corso di sequestro: a Trentola Dugenta un terreno ed un fabbricato composto da un piano garage e 7 appartamenti, per un valore complessivo di oltre due milioni di euro; a Caserta, San Cipriano d’Aversa, Casal di Principe, Aversa, Minturno e Milano, per un valore complessivo di oltre due milioni di euro, 4 società e relative quote per l’intero capitale sociale, ovvero: quota di 5.500/00 euro della Medical Campus S.r.l. con sede a San Cipriano d’Aversa; capitale sociale e intero patrimonio aziendale della CAS.RIB. S.R.L. con sede legale a Caserta; quota di 6.000 euro della Building Immobiliare s.r.l., con sede legale in Aversa; intero patrimonio aziendale della impresa individuale Corvino Luigi con sede in Casal di Principe, esercente l’attività di coltivazione ortaggi, meloni, radici e tuberi. Inoltre sequestrati 10 immobili suddivisi in appartamenti e terreni; 3 autoveicoli; 15 rapporti finanziari.

Con il primo provvedimento è stato disposto il sequestro dei beni di Luigi Corvino, 47enne nato a Casal di Principe (Caserta), attualmente sottoposto agli arresti domiciliari. Il 6 dicembre 2011, Corvino venen arrestato insieme ad altre 56 persone nell’ambito dell’operazione ‘Il Principe e la (scheda) ballerina’. Le condotte contestate agli arrestati variavano dall’associazione per delinquere di tipo camorristico, alle estorsioni, turbativa delle operazioni di voto mediante corruzione e concussioni elettorali, truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, riciclaggio e reimpiego di capitali di illecita provenienza, ed altro, reati tutti aggravati dalla finalità di aver agevolato il clan dei Casalesi, fazione Bidognetti. Corvino concorreva all’associazione camorristica del clan dei Casalesi fazione Bidognetti come politico locale, consigliere comunale di Casal di Principe. Forniva al sodalizio criminale di riferimento uno stabile contributo, assecondandone le richieste di assunzione, sostenendone gli interessi economici anche nel settore degli appalti, delle forniture, dell’edilizia, procacciando voti per se stesso e per altri esponenti politici graditi all’organizzazione. Così il clan, non solo otteneva il controllo delle istituzioni locali, ma rafforzava il vincolo dell’assoggettamento nei confronti delle popolazioni di Casal di Principe e dei paesi limitrofi.

Disposto anche il sequestro di beni per Francesco Lampo, 49enne di Tevola (Caserta), imprenditore ritenuto, almeno fino agli inizi del 2000, organico al clan dei Casalesi, fazione Zagaria, attivo nella riscossione di tangenti e reinvestimento degli illeciti proventi. Lampo venne arrestato perché ritenuto sodale al clan camorristico dei Casalesi, con il compito di fornire continuo appoggio logistico agli affiliati, di nascondere armi, di riscuotere tangenti provento di estorsioni e di reinvestire gli illeciti profitti delle attività criminali. Inoltre, insieme ad altri, imponeva ai titolari e soci di una ditta edile che aveva ottenuto l’appalto per la costruzione di tre edifici ad Aversa, a cedere in sub-appalto alla ditta controllata da Lampo, la Cooperativa CEA, l’esecuzione dei lavori.

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