Roma 17 set. (LaPresse) – Dopo 25 anni di scontri, carte bollate, cause e tribunali, la Corte di Cassazione ha messo la parola fine alla guerra di Segrate tra Fininvest e Cir per il controllo di Mondadori. I giudici di piazza Cavour hanno respinto il ricorso della Fininvest contro la Cir per il maxi risarcimento del Lodo Mondadori e hanno solamente ritoccato al ribasso di circa 24 milioni la somma con la quale Fininvest deve risarcire la holding della famiglia De Benedetti. Lo ‘sconto’ sui 564,2 milioni di risarcimento (di cui solo 180 milioni di danno patrimoniale ) stabiliti dalla Corte d’Appello di Milano nel 2011 potrebbe però essere di 70 milioni, tenuto conto degli interessi maturati negli oltre vent’anni di battaglie legali. La cifra definitiva potrebbe così essere di circa 496 milioni.
Cir-Compagnie Industriali Riunite SpA ha reso noto in serata che, a seguito della sentenza della Corte di Cassazione civile sul Lodo Mondadori, “l’importo definitivo del risarcimento riconosciuto alla società ammonta a circa 494 milioni di euro”.
Cir, che già nel 2011 aveva ricevuto e ‘congelato’ i 564,2 milioni da Fininvest, in attesa della sentenza definitiva, ora dovrà restituirne una parte. Fininvest è stata condannata a pagare anche la metà delle spese di giudizio sostenute dalla Cir, pari a 900.200 euro, mentre resta compensata tra le parti l’altra metà delle spese.
Nella sentenza di oggi la Cassazione ha confermato che Cir è stata molto danneggiata nella vicenda del Lodo Mondadori. In particolare, gli ermellini sottolineano come la sentenza del 1991 con la quale la Corte d’Appello di Roma ha annullato il lodo arbitrale favorevole a De Benedetti sia stata solo il frutto di corruzione in atti giudiziari. Diversamente la sentenza sarebbe stata di segno opposto. Nel 2007 per questa vicenda sono stati condannati in via definitiva il giudice Vittorio Metta e gli avvocati Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora. E oggi nel dispositivo la Cassazione spiega che la corruzione di Metta ha privato Cir “non tanto della chance di una sentenza favorevole, ma, senz’altro, della sentenza favorevole, nel senso che, con Metta non corrotto, l’impugnazione del Lodo sarebbe stata respinta”. Per gli ermellini Berlusconi è stato “indiscusso beneficiario delle trame illecite materialmente attuate da altri sodali”. La Cassazione spiega che in Appello, così come in primo grado, è stato affermato che Berlusconi “non poteva non sapere”. “La valutazione complessiva” degli “elementi ed argomenti di prova, condotta ai soli fini civilistici, di ricondurre alla società Fininvest la responsabilità del fatto correttivo imputabile anche al dott. Berlusconi”, risulta “correttamente motivata”. Per lui però la vicenda penale del Lodo si è ormai “irrevocabilmente” conclusa per Berlusconi, che è stato prosciolto per prescrizione.
Soddisfazione da parte di Carlo De Benedetti, che in una nota diffusa dopo la sentenza, dice: “Prendo atto con soddisfazione che dopo più di vent’anni viene definitivamente acclarata la gravità dello scippo che la Cir, attraverso la mia persona, subì a seguito della accertata corruzione di un giudice da parte della Fininvest di Berlusconi, il quale, a quel tempo, era ancora ben lontano dall’impegnarsi in politica”. De Benedetti precisa che “questa cifra è destinata alla Cir e non a me, neanche indirettamente, avendo recentemente donato ai miei tre figli il controllo del gruppo. A me rimane la grande amarezza di essere stato impedito, attraverso la corruzione, di sviluppare quel grande gruppo editoriale che avevo progettato e realizzato. Avrò modo – promette – di ritornare sull’argomento”. “Questa sentenza non è giustizia, è un altro schiaffo alla giustizia. Rappresenta la conferma di un accanimento sempre più evidente. E la sua gravità lascia sgomenti”, ha commentato invece, Marina Berlusconi, presidente di Fininvest. Immediate anche le reazioni anche tra le file del Pdl. Sandro Bondi fa notare come “la sentenza della Cassazione conferma che nessuno in Italia può sentirsi più al sicuro: nessuno può sentirsi sicuro della propria libertà personale, sicuro dei propri beni, sicuro dei propri diritti”. Renato Schifani ha parlato di “attacco concentrico”, Michaela Biancofore di “accanimento contra personam”. La replica è stata affidata a Ettore Rosato, dell’Ufficio di Presidenza del gruppo del Pd alla Camera: “Bondi farebbe bene a smettere i panni dell’incendiario, ricordando che le sentenze in uno Stato di diritto vanno rispettate”.Dopo al sentenza, Cir è salita del 6,8%, sopra quota 1,2 euro. Male Mondadori, mentre Mediaset ha tenuto anche se è scivolata sotto la pari.
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