Città del Vaticano, 8 set. (LaPresse) – Il giorno dopo la veglia contro la guerra in Siria che ha portato in piazza San Pietro 100mila persone, Papa Francesco rilancia, parlando per l’Angelus domenicale, accusando chi vuole l’intervento militare di favorire soltanto il commercio delle armi. Occorre “dire no – dice il Pontefice – all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve, alla violenza in tutte le sue forme, alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale. Ce n’è tanto e sempre rimane il dubbio: questa guerra è davvero una guerra per qualcosa o serve a vendere le armi del commercio illegale? Questi sono i nemici da combattere, uniti e con coerenza, non seguendo altri interessi se non quelli della pace e del bene comune”.
Poi, rivolgendosi ai fedeli e ringraziando a quanti hanno aderito alla veglia di ieri, aggiunge: “Vi invito a continuare a pregare perché cessi subito la violenza e la devastazione in Siria e si lavori con rinnovato impegno per una giusta soluzione al conflitto fratricida. Preghiamo anche per gli altri Paesi del Medioriente, particolarmente per il Libano, perché trovi la desiderata stabilità e continui ad essere modello di convivenza; per l’Iraq, perché la violenza settaria lasci il passo alla riconciliazione; e per il processo di pace tra Israeliani e Palestinesi, perché progredisca con decisione e coraggio. E preghiamo per l’Egitto, affinché tutti gli egiziani, musulmani e cristiani, si impegnino a costruire insieme la società per il bene dell’intera popolazione”.
Infine cita una parobola tratta dal vangelo di Luca: “Quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace”. “Qui Gesù – spiega Bergoglio – non vuole affrontare il tema della guerra, è solo una parabola. Però, in questo momento in cui stiamo fortemente pregando per la pace, questa Parola del Signore ci tocca sul vivo, e in sostanza ci dice: c’è una guerra più profonda che dobbiamo combattere, tutti. E’ la decisione forte e coraggiosa di rinunciare al male e alle sue seduzioni e di scegliere il bene, pronti a pagare di persona: ecco il seguire Cristo, ecco il prendere la propria croce. A che serve – conclude – fare tante guerre se non sei capace di fare questa guerra profonda contro il male?”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata