Rio de Janeiro (Brasile), 22 lug. (LaPresse) – Anche le statistiche più pessimiste ammettono che il Brasile sia ancora la più grande nazione cattolica del mondo. Nel Paese dove Papa Francesco compie la sua prima missione continentale, per la ventottesima giornata mondiale della gioventù, vivono 123 milioni di fedeli cattolici, il 63% della popolazione totale. L’otto per cento dei brasiliani, però, anche se battezzati cattolici, dichiarano di non avere alcuna religione. Il dato più preoccupante per gli uomini del Papa si trova, comunque, all’interno di quel mondo giovanile che, per i prossimi tre giorni, darà le proprie sembianze alla Chiesa di Francesco: tra il 2000 e il 2010, in dieci anni tondi tondi, i giovani cattolici brasiliani in età compresa tra i 15 e i 19 anni sono diminuiti del 15%. Nelle Chiese evangelicali, i giovani compresi nella stessa fascia di età rappresentano il 50% dei nuovi adepti. Lo slogan con il quale la Chiesa Cattolica brasiliana, appena appreso nell’agosto del 2011 che avrebbe dovuto organizzare ed animare la GMG di quest’anno, è stato: “dal 23 al 28 luglio 2013, a Rio de Janeiro Gesù avrà quattro milioni di followers. Unisciti a loro”. Saranno, si spera, due milioni e mezzo.

Molto sembra essere stato delegato di nuovo, a livello organizzativo, a quei modelli spettacolari che Papa Benedetto XVI aveva fermamente respinto in quel famoso discorso alla Curia Romana per gli auguri di Natale del 2011: le GMG non sono la versione cattolica dei grandi raduni di massa e il Papa non è la guest star da aggiungere ad un numero imprecisato di show. Sembra che, come tanti altri, anche questo discorso di Papa Ratzinger sia rimasto inascoltato. Saranno solo 7000 i giovani pellegrini italiani partecipanti alla GMG, un numero in netta flessione anche se confrontato alle edizioni più onerose, come quelle in Argentina, Filippine e Australia. Per loro, la Conferenza Episcopale Italiana ha affittato lo stadio Maracanazinho, per 400mila euro, e organizzato uno spettacolo che ha portato verso Rio de Janeiro un centinaio di artisti e di addetti italiani: uno spreco di risorse che ha impedito ai vescovi ai progettare una copertura mediatica dell’evento, nonostante che i media cattolici abbiano dato una gran prova di professionalità sia a Sidney sia a Madrid.

I brasiliani hanno invece organizzato una “Cidade da fé” dove fanno scendere in campo i grossi calibri della musica brasiliana e latinoamericana (tra i quali brillano due preti showmen chiamati Padre Fabio da Mello e padre Jo) in jam session che vanno dalle 13 alle 20 di ogni giorno. La sera poi, sempre nella “Cidade da fé”, i big della canzone brasiliana come Elba Ramalo ed altri entrano in campo per una concerto permanente chiamato “vida in concert”. La legge sulla depenalizzazione dell’interruzione volontaria della maternità incombe nel parlamento brasiliano e la mediatizzazione che incombe sull’happening giovanile cattolico induce in molti la tentazione di proseguire, anche in questi giorni, la lotta politica con altri mezzi.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata