Roma, 23 mag. (LaPresse) – Nel corso del 2012 l’Italia ha mostrato “una progressiva erosione dei diritti umani, di ritardi e vuoti legislativi non colmati, di violazioni gravi e costanti se non in peggioramento”. Lo ha annunciato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia alla presentazione del Rapporto annuale 2013, nel quale viene tracciato un quadro dei diritti umani in 159 paesi e territori, nel periodo tra gennaio e dicembre 2012. “Una situazione con molte ombre – ha detto Marchesi – tra cui l’allarmante livello raggiunto dalla violenza omicida contro le donne, gli ostacoli che incontra chi chiede verità e giustizia per coloro che sono morti mentre si trovavano nelle mani di agenti dello stato o sono stati torturati o maltrattati in custodia, la stigmatizzazione pubblica sempre più accesa di chi è diverso dalla maggioranza per colore della pelle o origine etnica”.
La situazione dei diritti umani nel nostro paese ha spinto Amnesty, all’inizio del 2013, a lanciare un vero e proprio ‘pacchetto di riforme’, l’Agenda in 10 punti per i diritti umani, sottoponendola ai leader delle coalizioni in corsa per le elezioni politiche e a tutti i candidati. Berlusconi, Bersani, Monti e Pannella “hanno aderito all’Agenda – spiega l’organizzazione – così come 117 attuali deputati e senatori. E’ stato un risultato importante, ma ora è arrivato il momento di mantenere le promesse: ci aspettiamo che coloro che hanno firmato l’Agenda, in tutto o in parte, tengano fede agli impegni specifici presi con Amnesty International e con coloro che si sono informati, durante le elezioni, sulle loro posizioni in materia di diritti umani”.
“E’ più che mai giunto il momento di fare riforme serie nel campo dei diritti umani. Non ci sono alibi. Non regge l’alibi della crisi – spiega Marchesi – ammesso che considerazioni economiche possano valere a fronte della necessità di proteggere valori fondamentali. Anche le violazioni dei diritti umani costano, e spesso di più della loro tutela. Né rappresenta un’obiezione valida la presunta limitazione dell’agenda del governo. Il parlamento è stato eletto e il governo è in carica: entrambi sono tenuti a svolgere le rispettive funzioni nell’interesse generale e a garantire l’attuazione delle convenzioni internazionali che il nostro paese si è impegnato a rispettare”.
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