Milano, 30 nov. (LaPresse) – Il giudice di sorveglianza di Milano ha accettato la richiesta di arresti domiciliari da parte del procuratore Edmondo Bruti Liberati per il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, condannato per diffamazione. Ma lui, che ha convocato una conferenza stampa nell’arco di un’ora dalla notizia, si rifiuta e pretende di essere libero o di andare in carcere. “Rifiuto gli arresti domiciliari e dico a Bruti Liberati che se non li trasforma subito in detenzione si rende complice dell’evasione”. “Lo supplico – ha aggiunto -: mi mandi i carabinieri oggi pomeriggio e mi traducano in un carcere. Se così non fa si rende lui responsabile del mio reato di evasione. Io mi sono preso le mie responsabilità e non mi sottraggo alla pena. E’ impossibile che la magistratura continui a comportarsi in questo modo senza mai pagare”.
“O dicono – ha spiegato – che non sono un delinquente abituale oppure mi mandino in carcere. Le scorciatorie della magistratura per pulirsi la coscenza non mi stanno bene”. Sallusti ha poi detto che nel dispositivo della condanna “c’è scritto sul dispositivo della sentenza che io mi sono rifiutato di pubblicare la rettifica. Il rifiuto presuppone una domanda. Nessuno mi ha domandato una rettifica. Libero non aveva l’Ansa. Non avevo modo tecnicamente” di correggere la notizia. “Sulla sentenza c’è scritta una cosa falsa”.
Una cosa sulla quale avrebbe dovuto esprimersi, secondo il direttore del Giornale, lo stesso ministro della Giustizia, Paola Severino: “Se Severino fosse la ministra degli italiani e non dei magistrati – ha detto – manderebbe qualcuno a capire come mai è stato scritto questo”. Sallusti ha poi annunciato: “Ho chiesto a Nicola Porro di prendere un vicariato nella direzione del Giornale. Ha accettato, il giornale resta in buone mani a prescindere da quello che succederà”.
Alla fine della conferenza stampa, non vedendo da parte dei colleghi, che insistevano su domande di procedura penale, molta solidarietà, è sbottato: “Non chiedo tanto, non dico neanche un applauso. Ma non c’è nessuno che dica ‘sti cazzo di magistrati hanno fatto una porcata’?”.
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