Taranto, 26 nov. (LaPresse) – Nuovi arresti nell’ambito delle inchieste sull’Ilva di Taranto. Sette ordinanze di arresto sono state eseguite a Taranto e in altre regioni dalla guardia di finanza nei confronti di vertici e amministratori dell’Ilva e dirigenti pubblici.

L’ attività di polizia giudiziaria è riconducibile all’operazione ‘Envinronment sold out’, avviata dal gennaio del 2010, nel corso della quale è stata ipotizzata, a carico dei vertici dello stabilimento siderurgico pugliese, nonché di un professore universitario ed ex consulente della procura della Repubblica jonica, la costituzione di un’associazione a delinquere finalizzata alla perpetrazione dei reati di disastro ambientale aggravato, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, avvelenamento di acque e sostanze alimentari; concussione e corruzione in atti giudiziari. Le condotte illecite poste in essere avrebbero causato l’emissione nell’aria e negli ambienti vicini allo stabilimento di sostanze nocive quali benzo(a)pirene, diossine, metalli ed altri polveri nocive, cagionando gravissimo pericolo per la salute pubblica e dei lavoratori dello stabilimento medesimo, contaminazione di terreni ed acque dove insistono numerose aziende agricole locali, con la conseguente necessità di procedere all’abbattimento di numerosi capi di bestiame destinati al consumo umano.

L’amministratore delegato dell’Ilva Fabio Riva, l’ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso e l’ex responsabile delle relazioni esterne dell’Ilva Girolamo Archinà sono stati tratti in arresto e condotti presso la casa circondariale di Taranto, mentre Emilio Riva,il presidente della holding che controlla la società, e il docente universitario, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari. Inoltre nei confronti della medesima società è in corso di esecuzione il sequestro preventivo di prodotti finiti e/o semilavorati destinati alla vendita ovvero al trasferimento in altri stabilimenti del gruppo industriale, con contestuale notifica di “informazione di garanzia” nei confronti degli attuali direttore dello stabilimento e presidente del consiglio di amministrazione. Scoperta dagli investigatori anche un’associazione a delinquere, cui faceva parte un ex assessore provinciale, il quale, avvalendosi dell’operato di un suo stretto collaboratore e del rappresentante legale di una società di progettazione e ingegneria, poneva in essere più delitti di concussione per aver di fatto monopolizzato l’attenzione di diversi titolari di imprese interessate ad ottenere autorizzazioni di pertinenza del proprio assessorato, orientandoli ad avvalersi della consulenza tecnica professionale da lui indicata. L’ex assessore provinciale e il rappresentate legale sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.

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