Roma, 24 nov. (LaPresse) – Tanta ironia, qualche sberleffo e molta allegria. Il corteo degli studenti, che fino a stamattina ha tenuto Roma con il fiato sospeso per paura di tensioni, si è svolto senza alcun incidente. La manifestazione di fatto ha ‘invaso’ il centro di Roma, creando non pochi problemi al traffico. Ventimila ragazzi, secondo gli organizzatori, hanno sfilato da Piramide e, passando per il Testaccio, prima si sono diretti verso il Senato, ricongiungendosi con i Cobas, e poi hanno proseguito il loro cammino sul Lungotevere, fino ad arrivare al Colosseo, dove la manifestazione, alla fine si è sciolta. “Siamo venuti già menati”, era il cartellone appeso al furgone che apriva il corteo. E la frase ironica si riferiva ai fatti del 14 novembre quando, nella zona del Ghetto, ci sono stati pesanti scontri tra studenti e polizia che si sono trascinati dietro anche troppe polemiche. E in risposta al monito del prefetto Giuseppe Pecoraro, che ieri aveva annunciato denunce e segnalazioni per tutti quelli che avrebbero indossato il casco, alcuni ragazzi hanno sfilato con gli scolapasta in testa. “E ora – hanno detto – denunciateci tutti”.
Molti gli slogan in solidarietà della Palestina e anche qualche coro contro Israele. “Lo Stato di Israele va distrutto”, hanno gridato alcuni manifestanti. Il percorso è stato lungo e tortuoso e, visto che il corteo fino a stamattina non era autorizzato, le deviazioni venivano decise momento dopo momento. Gli studenti, infatti, hanno ottenuto di raggiungere il cuore della città legandosi ai Cobas che, partiti da piazza Repubblica, erano nel frattempo arrivati a Sant’Andrea della Valle, a pochi passi dal Senato.
E dopo una breve sosta, i ragazzi hanno proseguito di nuovo verso Lungotevere, toccando anche Ponte Sisto, teatro dei violenti scontri di mercoledì 14 novembre. Poi, per arrivare al Colosseo, i giovani hanno deviato per via Arenula, sede del ministero della Giustizia. Qualche attimo di tensione, poi riassorbito. Urla, fischi e fumogeni sono stati lanciati davanti al Palazzo ministeriale il cui accesso era blindato con poche camionette della polizia. “Attenzione da qui piovono lacrimogeni” hanno urlato i ragazzi.
Dai megafoni sono stati scanditi i nomi delle “vittime della polizia”, tra cui Gabriele Sandri e Carlo Giuliani. Sandri è il tifoso laziale ucciso nel 2007 da un agente in un autogrill di Arezzo e Carlo Giuliani, il ragazzo morto durante il G8 di Genova per mano delle forze dell’ordine. Intonati invece cori contro il premier Mario Monti, il ministro del Welfare, Elsa Fornero, e il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
E i giovani manifestanti non hanno risparmiato cori di dissenso nei confronti dei “fascisti di Casapound”. La scelta simbolica di chiudere al Colosseo è, infatti, stata determinata proprio dalla voglia e dalla volontà di riconquistare questo spazio, che inizialmente rientrava nel percorso del corteo di Casapound, in programma nel pomeriggio.
Gli studenti di Roma, poco dopo aver sciolto il corteo della mattina al Colosseo, si sono uniti all’Anpi che all’Esquilino ha organizzato un presidio antifascista proprio nel quartiere che ospita la sede di CasaPound. Il sit-in, si è poi trasformato in un corteo diretto verso il Colosseo.
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