Taranto, 17 ago. (LaPresse) – Pronti 146 milioni di euro per il risanamento dell’Ilva. Lo stabilimento non si fermerà e il Governo rinuncerà a ricorrere alla Consulta contro il gip di Taranto. E’ il risultato dell’incontro di oggi nella città pugliese tra Governo, enti locali e azienda. La prima preoccupazione di palazzo Chigi era evitare uno stop degli impianti, decisione che sarebbe “irrimediabile”, ha ribadito il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, nel corso di una conferenza stampa al termine dell’incontro. Nella riunione, ha spiegato, “si è parlato dei problemi che potrebbe creare una chiusura o una sospensione troppo lunga dell’attività”. “L’Ilva – ha ricordato il ministro – fornisce il 40% dell’acciaio all’Italia” e il governo teme “l’impatto” di un eventuale stop “sulla bilancia commerciale del nostro Paese e sui conti pubblici”.
“Nessuno di questi argomenti – ha continuato il ministro – può giustificare comportamenti contro la legge”. Oggetto dell’incontro di oggi è stato perciò il tentativo di individuare un percorso per “rimediare ai problemi ambientali e della salute” ed evitare contemporaneamente “al Paese il costo economico e sociale che deriverebbe dal fermo dell’attività dell’azienda”.
Il viaggio dei ministri a Taranto è servito anche a ricucire lo strappo con la magistratura. “La decisione del governo è superare i conflitti con la magistratura entrando nel merito”, ha detto il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, annunciando che palazzo Chigi non ha intenzione di ricorrere alla Consulta per un conflitto di attribuzione. “L’ipotesi di un conflitto di attribuzione – ha spiegato – era l’ultima istanza nel caso non si superasse l’impasse. Entrando nel merito delle questioni abbiamo potuto verificare che le prescrizioni del gip” sono “coerenti con quelle già date dal ministro dell’Ambiente”. “C’è – ha proseguito – una convergenza nel merito, e l’abbiamo raggiunta subito, ad assumere nell’ambito della nuova procedura di autorizzazione le prescrizioni del gip come riferimento”.
Alle domande dei cronisti, che evidenziavano la distanza tra le dichiarazioni di oggi e quelle di pochi giorni fa, Clini ha risposto parlando di uno “spirito di collaborazione sostanzialmente inevitabile” e ha precisato: “Voglio ricordare che c’è un punto sul quale non siamo proprio d’accordo. Che per risanare l’Ilva bisogna chiudere gli impianti. E non è poco”. “La collaborazione con la magistratura è totale”, ha sintetizzato Passera, ma “questo non vuol dire non poter discutere o commentare decisioni che ci possono trovare più o meno d’accordo. Col procuratore – ha aggiunto – che avremmo avuto piacere di vedere oggi siamo rimasti che ci vedremo a breve”.
Concretamente, ha annunciato il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante, sul tavolo l’azienda ha messo “90 milioni già impegnati e finanziati” che si aggiungeranno ad “altri 56 milioni per un totale di 146 milioni per l’ambiente”. Soddisfatto a metà il presidente della Puglia, Nichi Vendola: a questi “investimenti stimati in questa prima botta, diciamo quelli che l’Ilva sta facendo a prescindere da quelli che noi le chiediamo di fare”, ha detto, occorrerebbe uno “sforzo supplementare” del governo, con “più risorse per il risanamento e la riqualificazione”.
Non solo, ma nella nuova Aia (l’Autorizzazione integrata ambientale, il provvedimento che contiene tutte le prescrizioni perché lo stabilimento possa lavorare) che il Governo ha annunciato di voler approntare entro settembre, per Vendola occorrerebbe “introdurre anche la valutazione del danno sanitario”. “L’Aia – ha aggiunto – deve affrontare di petto sia il problema del benzopirene che quello del pm10. Chiederemo che nell’Aia siano indicati i 30-35 giorni all’anno in cui l’andamento della ventosità è particolarmente pericoloso per il quartiere Tamburi e per le altre aree della città”. Per definire questi elementi, ha annunciato Vendola, “abbiamo chiesto al governo un tavolo tecnico col ministero della Salute”.
Poco soddisfatta anche Legambiente: “Per rispondere alle richieste della magistratura – ha scritto in una nota – è urgente che il governo imponga il radicale ammodernamento degli impianti dell’Ilva e acceleri l’iter per una nuova e rigorosa Aia. E’ assurdo che per farlo si attenda un mese e mezzo”.

