Roma, 5 lug. (LaPresse) – A undici anni dalla violenta irruzione nella scuola Diaz di Genova, durante il G8 del luglio 2001, oggi la Cassazione ha messo la parola fine a uno dei processi più controversi degli ultimi anni. La quinta sezione penale della corte ha confermato le condanne d’appello per i vertici della polizia e ha prescritto le lesioni per gli altri agenti coinvolti nei pestaggi alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. La decisione è arrivata dopo nove ore di camera di consiglio. Con la condanna definitiva per i vertici di polizia coinvolti nei pestaggi scatta l’immediata interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Il presidente della corte, infatti, ha confermato per loro anche quest’ultima pena accessoria.
E’ stata così sostanzialmente confermata, nella parte più rilevante, quella relativa alla catena di comando, la sentenza emessa dalla corte d’appello di Genova il 18 maggio del 2010. Adesso le vittime del pestaggio, circa 60 persone, hanno la strada aperta per ottenere i risarcimenti dovuti e il ministero dell’Interno aprirà i procedimenti disciplinari a carico dei 25 imputati, anche quelli prescritti.
La conferma per le condanne è arrivata dalla Cassazione per il capo del dipartimento centrale anticrimine Francesco Gratteri (4 anni nel processo di secondo grado), l’ex vicedirettore dell’Ucigos Giovanni Luperi (4 anni), il capo del servizio centrale operativo Gilberto Caldarozzi che allora era vice dello stesso servizio (3 anni e 8 mesi), Spartaco Mortola, ex dirigente della digos di Genova (3 anni e 8 mesi), Massimo Mazzoni, ex ispettore capo Sco (3 anni e 8 mesi). Vincenzo Canterini, ex dirigente del reparto mobile di Roma, fu condannato a quattro anni in primo grado e a cinque in appello. Nessuno però finirà in carcere: tre anni di pena, infatti, sono condonati per effetto dell’indulto.
La corte ha prescritto invece i reati di lesioni gravi contestati a nove agenti appartenenti al settimo nucleo speciale della Mobile all’epoca dei fatti. Si tratta di Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroli, Emiliano Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri, Vincenzo Compagnone. Tutti erano all’interno del VII nucleo, poi sciolto dopo i fatti della Diaz.
“Dopo questa sentenza faremo ricorso alla corte europea”, ha annunciato a caldo Marco Corini, difensore di Gilberto Caldarozzi. “Non mi aspettavo – ha aggiunto – questa sentenza perché i ricorsi erano assolutamente fondati”. “Felice, ma resta una delle pagine più nera dell’Italia”, è stato il commento invece di Francesco Romeo, difensore di alcune vittime del pestaggio alla Diaz per i cui fatti la Cassazione ha appena confermato le condanne di primo grado. “La catena di comando – continua – è stata condannata e questo è un grande risultato, rimane però il dato di fatto che il Parlamento non ha nemmeno fatto una Commissione di inchiesta per individuare le responsabilità politiche”.
“La sentenza mette la parola fine a una vicenda dolorosa che ha segnato tante vite umane in questi 11 anni. Questo non significa che ora si debba dimenticare. Anzi, il caso della Diaz deve restare nella memoria”, ha detto il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri. “La sentenza della Corte di Cassazione di oggi – ha aggiunto – va rispettata come tutte le decisioni della Magistratura. Il ministero dell’Interno ottempererà a quanto disposto dalla suprema corte”.
Ascoltare la sentenza della Cassazione è stata “una grande emozione”, ha detto l’ex portavoce del Genoa Social Forum del 2001 Vittorio Agnoletto, commentando la sentenza della corte di Cassazione. “Ha vinto – ha aggiunto – lo stato di diritto contro il tentativo di piegare la legge alle convenienze politiche. Oggi tutte le persone condannate devono andare via immediatamente dalla polizia”. “Visto – ha continuato – che sono stati condannati il numero due, il numero tre e il numero quattro della polizia, anche Gianni De Gennaro, che era il numero uno, anche se lui personalmente non è stato condannato, deve dimettersi da sottosegretario ai servizi segreti”. E ha aggiunto: “Voglio rivolgere un appello al presidente Napolitano: è il momento di chiedere ufficialmente scusa alle vittime della Diaz e di Bolzaneto e a tutto il popolo italiano”.
Quella di oggi è “una sentenza importante, che finalmente e definitivamente, anche se molto tardi, riconosce che agenti e funzionari dello stato si resero colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani di persone che avrebbero dovuto proteggere”, ha commentato Amnesty International.
“Questa – ha detto invece Haidi Giuliani, la madre di Carlo Giuliani – è una parte di giustizia, rimangono fuori moltissimi fatti di strada, molte violenze e vorrei ricordare che non è stato possibile avere un processo per l’uccisione di Carlo Giuliani. E scusate – ha proseguito con la voce rotta dall’emozione – se mi riferisco a fatti personali ma c’erano molti elementi che questo processo dovesse essere tenuto, moltissimi elementi. Per questa sera siamo contenti così”.
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